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esame di coscienza di un letterato 421

all’infuori del desiderio che mi stringe sempre più forte?

Non so e non curo. Tutto il mio essere è un fremito di speranze a cui mi abbandono senza più domandare; e so che non son solo. Tutte le inquietudini e le agitazioni e le risse e i rumori d’intorno nel loro sussurro confuso hanno la voce della mia speranza. Quando tutto sarà mancato, quando sarà il tempo dell’ironia e dell’umiliazione, allora ci umilieremo: oggi è il tempo dell’angoscia e della speranza.

E questa è tutta la certezza che mi bisognava.

Non mi occorrono altre assicurazioni sopra un avvenire che non mi riguarda. Il presente mi basta; non voglio nè vedere nè vivere al di là di questa ora di passione.

Comunque debba finire, essa è la mia; e non rinunzierò neanche a un minuto dell’attesa, che mi appartiene.

Dirai che anche questa è letteratura?

E va bene. Non sarò io a negarlo. Perchè dovrei darti un dispiacere? Io sono contento, oggi.


Cesena, 20-25 marzo.