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434 notizia sugli scritti di renato serra

al Panzini dal 14 giugno (Ep., 325); e assicurava il Croce (2 agosto 1910), il quale forse gli ricordava la promessa fattagli di uno studio sulla Cultura romagnola e bolognese, che «quell’articolo stampato ultimamente sulla Romagna era stato incominciato in dicembre dell’anno scorso; e s’è trascinato sul mio tavolino per molti mesi prima che mi bastasse il tempo e l’animo di finirlo; e già non l’avrei finito se non per compiacere quegli amici che mi richiedevano» (Ep., 330-31).

In breve, l’articolo con firma Renato Serra, fu stampato ne La Romagna (a. VII, serie III, fasc. 5-6, maggio-giugno 1910), e comprendeva le prime trentasei pagine del numero doppio (pp. 177-212). Dello stesso studio che, secondo la lettera del 10 settembre 1910 all’Ambrosini, pareva forse al Serra che non fosse apprezzato abbastanza, se Panzini non gli aveva scritto nulla, e neanche altri, e il Trovanelli cesenate, amico ed estimatore del Serra, l’aveva trovato «un po’ disordinato» dello stesso studio fu fatto un estratto di quaranta pagine, con copertina e frontespizio interno; opuscolo che, come si rileva dall’Epistolario, fu distribuito a molti; per esempio, a Plinio Carli, all’Ambrosini, al Borgese, al Bignone. Tale saggio comparve poi nel volume secondo delle Opere di R. S., a cura di Giuseppe Prezzolini (Roma-Firenze, 1919-1923).


1911.

SEVERINO FERRARI.

(Vol. I, pagg. 149-178).

Severino! Ecco un grande affetto di Renato Serra, e, del resto, di quanti, attorno al 1900 e poco dopo, furono studenti dell’Ateneo bolognese. «Chi parla degli scolari di Carducci, incontra questo nome». E però nell’Epistolario del Serra, il quale è stato amorevole illustratore e