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442 notizia sugli scritti di renato serra

scrivendo al Papini si scusa quasi di quel che ha detto di lui prima che lo vedesse a Firenze: «Se scrivessi oggi, avrei altro da dire: e sopra tutto non mi crederei obbligato a dissimulare la mia simpatia interna con tanta insistenza nel ritrarre l’aspetto superficiale e antipatico del Papini-come-lo-conosce-la-gente» (Ep., 496).

Il 27 giugno 1914 si scagiona con Linati di non aver parlato delle cose sue in un libretto sulle Lettere nell’Italia d’oggi, che uscirà se non è già uscito in questi giorni, a Roma; fu scritto sulla fine del ’13» (Ep., 512); perchè a lui, che viveva «in provincia, molto solitario e lontano da giornali amici e novità», era sfuggito un volume del Linati, del quale gli avevano detto molto bene. E gli scrive poi intorno al Dossi, al Lucini, al Bernasconi, al Da Verona, che, o non erano stati notati, o non pareva che fossero giustamente notati.

Il 1° giugno 1914 Serra comunica al De Robertis di aver ricevuto le bozze impaginate di una buona parte. del suo libretto, del quale un pezzo da tradursi in francese, e precisamente quello che riguardava il D’Annunzio, doveva consegnarsi da De Robertis stesso a M. Chadourne per la rivista France-Italie, in piazza Manin 2, Firenze. Ciò che fu fatto, ma con poca soddisfazione di Serra, che il 1° agosto si lamentava con De Robertis, così: «Ha visto D’Annunzio su la Revue d’Italie? Che traduzione! M’avevano mandato le bozze: avevo corretto e ritoccato da per tutto: e poi loro hanno stampato senza tener conto neanche di una delle mie correzioni» (Ep., 516).

E neppure, si mostrò contento il Serra della stampa del volumetto, che uscì nella prima quindicina di agosto, perchè gli pareva «stampato in un modo sconcio»; mentre, per impedirgli di correggere, gli avevano inviato le bozze bell’e impaginate. Aspettava poi l’impressione del De Robertis: «Del resto si accorgerà leggendo che sono spesso note sommarie e senza ritocchi» (Ep., 518-19). Per