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Pagina:Serra - Scritti, Le Monnier, 1938, I.djvu/61

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14 scritti di renato serra

quida, ma è poi troppo diverso e nel tono e nel moto. Ma insomma, quando è bello, cioè quando non è trito, quando non stona, quando non offende in nulla, lo sciolto del Pascoli è pure una delle belle cose che possano occorrere a chi ha questa dolce mania delle lettere.

E già quella uguaglianza del metro in molti canti seguitati, che è anche fino a un certo segno uguaglianza di ispirazione e di animo, esclude certi eccessi, certe sottilità, certi abbandoni e subite vertigini. E poi il poeta dalla stessa materia trae un qualche senso buono e savio e chiaro, che risuona nei versi come una musica serena. Sono essi un poco monotoni; il loro canto è riposato e uguale; ma così dolce!

Crea intorno a sè come un senso di pace, e pare allora che le parole risuonino come in un grande silenzio, e che cantino nel silenzio lungamente con una eco nei cuori di infinita tacita melodia.

— Diceva, e nella notte alta e serena
dormiva il vento, e vi sorgea la falce,
su macchie e selve, della bianca luna
già presso al fine, e s’effondea l’olezzo
di grandi aperti calici di fiori....

Oppure....

E insonne udivo uno stormir di selve,
un correr d’acque, un mormorio di fonti.
E si esalava un infinito odore
dai molli prati; e tutto era silenzio
e tutto voce; ed era tutto un canto.
.    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    .    

E troppi altri ne potrei ricordare; i quali a qualcuno pare perfino che rendano qualche immagine della sacra armonia virgiliana. E tornano alla mente certi versi del poeta divino, dove le