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il carcere di santa maria apparente 99


Io mi sentiva un’ira terribile bollire nel petto, e ruggivo. «Tormentare me lo capisco, perché vi è un fine, ma far salire su questo monte una donna che è gravida di otto mesi e conduce seco un bambino, ed ingannarla, è un tormento senza scopo, è un insulto vigliacco. Oh, se mi fanno un altro insulto come questo, io darò di mano al commessario, e di me quel che sará sará. È meglio che ella non venga piú a vedermi, che io non la vegga insultare, se no io mi perdo». Pensai di scriverle che non cercasse di vedermi. Avevo della cartaccia nella quale mi avevano portato del tabacco: ruppi una vecchia cannuccia di pipa, e fatto uno stecco l’aguzzai con la pietra focaia: con le dita e coi denti tolsi un po’ di legno dalla porta, lo bruciai su la lucerna, e fattone carbone lo sciolsi con un po’ d’acqua, ed ebbi l’inchiostro. Scrissi, e serbai la carta in tasca, e la penna cioè lo stecco nel farto. Il giorno appresso mi fu portata la biancheria netta mandatami da mia moglie, ed io dando la lorda a la presenza del custode, messi la carta in una calzetta. Mia moglie trovò la carta, ma non fece quello che io avevo scritto, perché il terzo giorno venne con l’ispettore del carcere.

Oh, chi può ridire quello che io sentii a rivederla in quel luogo? Il mio bimbo come mi vide mi si gettò in collo, mi abbracciò stretto, e stato cosí un pezzo mi si addormentò nelle braccia. Era fatto piú alto, e non aveva piú i suoi lunghi capelli biondi. «E perché glieli hai mozzati?» «Pel viaggio, non potevo pettinarlo». La mia Gigia mi narrò come dopo il mio arresto tutti avevano paura di avvicinarla, che soltanto la signorina Angiolina Marincola, sorella di Filippo mio caro discepolo, l’aveva visitata ogni giorno, l’aveva assistita, e date singolari pruove d’affetto; che la consigliavano di rimanere in Catanzaro dove io sarei tornato fra breve, ma ella non volle udire, ed era venuta sola, per una via lunga otto giornate, e col bambino che voleva starle sempre in braccio. «Credevo di morire per via, e lasciare questa creatura, ma Iddio mi ha voluta viva, e sono venuta per assisterti. Ho venduto quello che non potevo portare, ma ti ho serbato i