Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. I, 1934 – BEIC 1926061.djvu/167

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riga, non andavo a caffé, a ritrovi, a gabinetti di lettura, ed era riuscito a farmi dimenticare: ritenne in prigione i presi, che non furono altri, e aspettò tempo. Le copie del libretto non furono prese, e si sparsero per tutta Italia.

«Ci vuol altro che proteste, ci vogliono armi», diceva Domenico Romeo, «ed io vado a prenderle». Era questi un gentiluomo di Santo Stefano, terra vicino Reggio, che cauto ed animoso aveva preso accordo coi principali uomini delle provincie di Reggio e di Messina per un moto simultaneo, e partí da Napoli dicendo ai suoi amici: «Se io moro, non vi scuorate, andate innanzi, e ricordatevi del vostro amico». Il giorno primo di settembre in Messina verso la sera una cinquantina di uomini levano il grido «Viva Italia, viva Pio IX, viva la costituzione». Era loro disegno sorprendere gli uffiziali del presidio radunati a convito, ma questi avvisati si erano rifuggiti nella cittadella: onde essi corrono per la cittá, levano il rumore, combattono con valore disperato, feriscono il generale Busacca, ma sopraffatti dal numero maggiore si salvano tutti con la fuga, lasciando ai soldati di sfogare la rabbia su di un povero sartore che fu fucilato e un prete che fu straziato crudelmente. Nello stesso giorno in Reggio Domenico Romeo, suo fratello Giovanni Andrea, e molti loro figliuoli, nipoti, parenti ed amici scesero in Reggio, e levarono lo stesso grido: Federico Genovese, Domenico Muratori, i fratelli Agostino ed Antonio Plutino, il canonico Paolo Pellicano, Antonio Cimmino, Casimiro de Lieto, tra i primi cittadini di Reggio per autoritá e ricchezze, si unirono ad essi, costrinsero ad arrendersi i soldati che presidiavano il castello comandati dal principe di Aci, disarmarono i gendarmi, s’impadronirono per tre dí del governo, diminuirono il prezzo del sale, cantarono il Te Deum, fecero feste, e si abbracciarono con tutti. Ma cominciò un certo scuoramento quando seppero fallito il moto di Messina. Ed ecco comparire due navi a vapore con soldati da sbarco comandate dal principe Luigi fratello del re. Alcuni proponevano salvare almeno l’onore, combattere, ed assalire i soldati quando sbarcavano confusi, barcollanti,

L. Settembrini, Ricordanze della mia vita - i. 11