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162 parte prima - capitolo xix


nauseati: ma il cannone tuonava, e fu detto: «Tutto è finito, ritiriamoci». Mentre il principe Luigi faceva trarre coi cannoni su le case della cittá, gli armati si dispersero e rifuggirono su le montagne d’Aspromonte, dove ebbero la caccia dalle guardie urbane e dai villani istigati e pagati dal general Nunziante, che proscriveva i capi del movimento, prometteva taglie a chi li pigliava, e diceva: «Date addosso a questi briganti, che si sono mossi per rubare e saccheggiare». Vecchie arti di tirannide, ingannare gli sciocchi per opprimere i generosi. Domenico Romeo percosso in una gamba dal calcio di un cavallo non potè seguire gli altri, e si ricoverò in un pagliaio col nipote Pietro figliuolo di Giovanni Andrea. Assalito dalle guardie urbane di Pedavoli, e ferito nel petto: Pietro con una palla colpisce il feritore, che rotolando viene a cadere ai piedi di Domenico; il quale lo calpesta, e dicendo: «Scellerati, che vi ho fatto?» gli cade sopra morto. Gli mozzano il capo, lo mettono in cima d’un palo, e dicono a Pietro: «Portalo tu, e grida ‘Viva il re’». Quel fiero giovine non si mosse né disse parola, ed ebbe percosse e strazi, e fu strascinato a Reggio. Dei fuggiti i soli fratelli Plutino si salvarono a Malta; gli altri o furono presi per brutti tradimenti o si presentarono spontanei.

In Gerace furono capi del movimento cinque gentili e florenti giovani: Michele Bello di Salerno, Gaetano Ruffo di Bovalino, Domenico Salvatore di Bianco, Rocco Verducci di Caraffa, e Pietro Mazzoni di Roccella. Essi salvarono dall’ira del popolo che li voleva morti il sottointendente Antonio Buonafede ribaldo ed odiato, e il capo della gendarmeria, dicendo non doversi cominciare un’opera di virtú e di rigenerazione con effusione di sangue. Sapute le nuove di Reggio, si spersero anch’essi, vagarono per aspri monti, ma quattro furono presi e menati al Nunziante. Il Mazzoni perseguitato dal Buonafede, dagli sbirri, dalle guardie urbane, fuggí a Catanzaro, dove fu nascosto ed aiutato dall’amore di Eleonora de Riso, nobile fanciulla che egli aveva giurata sposa: ma persuaso dalle ingannevoli promesse del Nunziante, si presentò