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174 parte prima - capitolo xx


Come il vapore entra nel porto e dá fondo, ecco parecchi battelli con bandiere tricolori, e in uno mio fratello Peppino, il quale da lontano mi grida: «Costituzione, amnistia. Bozzelli ministro dell’interno, Carlo Poerio direttore di polizia: tutto è mutato, scendi, scendi». Lo abbracciai, e gli dissi: «Come va tutto questo?» «C’è stata una grande dimostrazione il 27 gennaio, e il 29 si è pubblicato il decreto reale che promette una costituzione, e dá piena amnistia». «E con le grida si è ottenuto tanto?» «In Napoli sono state grida, ma in Palermo una rivoluzione terribile che ha vinte le truppe, e una rivoluzione nel Cilento». «E Ferdinando che voleva piuttosto fare il colonnello in Russia che cedere, ha ceduto?» «Sí, e nel sottoscrivere il decreto della costituzione sai che ha detto? ‘Don Pio IX e Carlo Alberto hanno voluto gettarmi un bastone tra le gambe, ed io getto a loro questa trave. Spassiamoci ora tutti quanti’». «Si spassino pure, faremo davvero noi». «Intanto scendiamo: manderemo Raffaele subito da la mamma, e tu verrai meco in polizia, e poi a casa». «Oh perché in polizia?» «È ordine: chi scende deve andare in polizia, e dar conto di sé. Oh di che temi? Sai chi È prefetto di polizia? Giacomo Tofano. Egli avrá piacere a vederti». «Ebbene andiamo». «Mia moglie come sta? come la Giulia?» «Bene, ed allegre. Ti aspettavano il 28, e tua moglie venne ad incontrarti con la coccarda tricolore sul petto, che in quel giorno non La portavano neppure gli uomini; ma tu non venisti in quel giorno, e fu meglio, che forse non saresti disceso». Andammo dunque in polizia. Il Tofano mi porse la mano, e mi disse: «Ben venga, ben tornato! speriamo che non scriverete altre proteste». Peppino rispose: «Perché no, se saranno necessarie?» Io non dissi parola, feci un inchino ed andai via: mi accorsi che il Tofano aveva giá preso l’aria di prefetto.

Tornai in casa mia, donde era stato lontano un mese e pochi giorni; tornai a la mia professione dell’insegnamento, tornai a la mia vita consueta lontano dalle adunanze e dai rumori, e raramente uscivo di sera. Andavo sempre guardingo,