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176 parte prima - capitolo xx


dimandò al re che dovesse fare d’un uomo cacciato da tutte le terre d’Italia: fu risposto, lo gittasse in Francia. Andò a Marsiglia, dove anche grida e maledizioni, ma dopo due giorni sbarcò di notte presso al lazzaretto, e si nascose in una villa presso la cittá. Questa fine ebbe la potenza e l’ambizione di Francesco Saverio Delcarretto: pagò egli per tutti.

Intanto si aspettava con impazienza lo statuto, che il Bozzelli compilava per incarico avuto dal re. Ognuno se lo immaginava secondo le sue voglie, ed alcuni scrissero improvvisamente e stamparono proposte di statuto, e le portavano attorno, e te le davano a leggere, e dimandavano: «Che ve ne pare?» I vecchi dicevano non c’essere bisogno di nuovo statuto, bastare quello del 1820 con qualche leggera mutazione, cosí affermarsi non caduti mai i diritti della nazione, cosí fare i siciliani che volevano non altro che la costituzione del 1812 accomodata ai tempi ma dal parlamento non dal re. Il giorno 10 febbraio fu sottoscritto dal re lo statuto, fu pubblicato il giorno 11. Io ne portavo in mano una copia, un omaccione Matteo V... me la chiese, e avutala salí sovra una panca innanzi ad un caffè, e cominciò a leggere con una voce di campana: il batter delle mani, gli applausi, i comenti, i no, i sí, furono molti: io vedevo ed udivo di lontano. Lo statuto era una copia anzi una traduzione della carta francese del 1830: il Bozzelli credette di avere scritto il codice di Solone che renderebbe lui immortale e il popolo felicissimo. La moltitudine senza discorrere altro, come udí pubblicata la legge nuova che costituiva lo stato, prese a festeggiare, andarono innanzi la reggia, e quantunque cadesse gran pioggia, vollero vedere il re, e salutarlo: egli comparve sul gran balcone, circondato dalla famiglia, dai ministri, e dai nobili servitori con le dorate livree, e fece molti inchini al popolo plaudente. Poi lo vidi uscire in un carrozzino scoperto con a fianco la moglie, e guidava egli i cavalli, e salutava accennando col capo: il popolo gli si affollò intorno, volevano torre i cavalli e tirar la carrozza a mano, ma egli tutto fuoco nel volto con rabbiosa e paurosa impazienza, gridando «Lasciate», e squas-