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segue la rivoluzione fino al 15 maggio 197


che negava la libertá di coscienza, negava la rivoluzione di Sicilia, negava il programma del 3 aprile: fecero sapere le loro ragioni ai ministri, i quali unanimi decisero ed ordinarono di non farsi alcun giuramento. E questo piacque. Ma il giorno appresso che fu il 14 maggio si seppe che quel giuramento era mantenuto, che il re lo voleva, che i ministri si erano invano adoperati a persuaderlo facendogli vedere i disordini e i pericoli che potrebbero nascere, e che infine avevano date le loro dimissioni, e il re aveva risposto: «No, non posso accettarle ora: dovete rimanere al vostro posto in mezzo a la tempesta suscitata da voi». La concitazione degli animi era grande, e cresceva ad ogni ora, e pareva il montare della marea. I deputati, raccolti nella gran sala di Monteoliveto, consigliavano, parlavano, mandavano messaggi al ministero: e il ministero mandava or questo or quel ministro ai deputati con una nuova formola, che non era accettata. Nelle vie tutti parlavano, discutevano, ed era un andare, un venire, e talora grida e minacce. Io diceva tra me: «Si verrá al partito piú semplice, non giurare, e finiranno tutte queste voci». Ero stanco di lavoro, di noia, di disgusto, mi sentivo un brivido di febbre, andai a casa, mi misi a letto, e mi addormentai.

Il mattino del 15 all’alba mi levo, odo un rumore sordo, che è? Stanotte hanno fatte le barricate. Prendo un fucile che avevo in casa ed esco. Innanzi al palazzo d’Angri in via Toledo incontro Giovanni la Cecilia che fuma e trascina una sciabola turca, gli dimando: «Che cosa è questa?» «Non vedi? la rivoluzione». «Ma che rivoluzione?» Egli passò oltre, e non mi rispose, e forse gli parvi sciocco. Giungo al largo della Caritá, e vedo una barricata presso al palazzo del Nunzio, e giú di lontano ne vedo un’altra, e mi dissero che ce n’erano altre, una a Santa Brigida, e un’altra fortissima a San Ferdinando. C’era molta gente, e tutti armati e chi in divisa di guardia nazionale, chi in nero abito e nero cappello calabrese, facce sconvolte, diverse favelle e strane. «No», dicevano, «le barricate non s’hanno a disfare, e chi le tocca è un traditore, ed io gli tiro come a traditore». «Le truppe stanno