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196 parte prima - capitolo xxi


pregasse il santo di fare il miracolo, e il buon santo non si fece pregare lungamente, e fece il miracolo senza difficoltá. Si spargevano altre voci che i calabresi che stavano in Napoli volevano fare repubblica, e uccidere tutti i soldati, o rimandare gli svizzeri. Nel 10 maggio il canonico Paolo Pellicano, uno dei condannati di Reggio, che aveva molto parlato e molto promesso, e perché bello di persona era piaciuto ad alcune dame, ed era stato nominato coadiutore nel ministero degli affari ecclesiastici, dopo aver fatto un sermone nella chiesa del Gesú Nuovo, all’uscire fu assalito da due soldati di marina, ferito di vari colpi di baionetta, e campò la vita quasi per miracolo. I soldati in divisa, veduti, conosciuti, fuggirono via, e non furono mai puniti né processati. S’avvicinava il 15 maggio e tutti speravano che in quel giorno, occupandosi gli animi di nuove cose, cesserebbe quello scompiglio. Si doveva eleggere i pari. Delle quattordici province del regno solamente sette avevano nominati i pari: le altre non li volevano, e si astennero. Il re, che doveva fare la scelta chiamò i ministri, vi andò lo Scialoia con mandato de’ suoi colleghi, e trovò tutti i grandi uffiziali di corte, che in quei giorni stavano sempre nella reggia. Il re lo condusse in una camera vicina, e serrò a chiave la porta dicendo: «Non facciamo udire i fatti nostri a questa gente: tutti mi darebbero noia per esser nominati: sono servitori e debbono stare da servitori». Parole dettemi dallo stesso Scialoia.

Il giorno 13 maggio si lesse un manifesto che pubblicava la nomina di cinquanta pari, l’ordine del cerimoniale, e la formola del giuramento che dar dovevano i deputati ed i pari: ed era questo: «Io giuro di professare e di far professare la religione cattolica apostolica romana: giuro fedeltá al re del regno delle due Sicilie: giuro di osservare la costituzione conceduta dal re il 10 febbraio». Chi ha scritto questo manifesto? Si corre dai ministri, si domanda, rispondono non saper nulla: dunque l’ha fatto il re. I deputati si raccolsero nel palazzo municipale di Monteoliveto per accordarsi tra loro su quello che avevano a fare, e tutti ricusarono quel giuramento