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226 | parte seconda - capitolo i |
questa volta la prigionia non sara lunga1, non sará quella terribile agonia di tre anni e mezzo che sofferimmo altra volta.
Tu mi dici di scrivere, ed io vorrei scrivere, e mi sdegno contro me stesso quando non iscrivo qualche cosa, e sento un rimorso ardente di perdere molto tempo, ma, Gigia mia, la testa non mi regge, il cuore non è tranquillo, scriverei solo quello che qui non posso scrivere. Basta, io mi ricorderò di te, la tua immagine varrá a serenarmi la mente, a placarmi il cuore, a muovermi a scrivere. Tu, o mia Gigia, sei la cara consigliatrice mia, quella che mi spinge ad ogni bella impresa. Ti prometto adunque di contentarti.
Baciami i figli, abbiti un mio bacio, ed addio, o mia dilettissima Gigia, Luigi tuo.
- ↑ Egli sperava nella rivoluzione d’Ungheria.