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232 parte seconda - capitolo ii


alla mia Giulia. A te ed ai carissimi figliuoli non sará vergogna che io sia morto suile forche: voi un giorno ne sarete onorati. Tu sarai striturata dal dolore, lo so: ma comanda al tuo cuore, o mia Gigia, e serba la vita per i cari figli nostri, ai quali dirai, che l’anima mia sará sempre con voi tutti e tre, che io vi vedo, che io vi sento, che io seguito ad amarvi come vi amava e come vi amo in questa ora terribile. Io lascio ai miei figliuoli l’esempio della mia vita ed un nome che ho cercato sempre di serbare immacolato ed onorato. Dirai ad essi che ricordino quelle parole che io dissi dallo sgabello nel giorno della mia difesa. Dirai ad essi che io benedicendoli e baciandoli mille volte, lascio ad essi tre precetti; riconoscere ad adorare Iddio: amare il lavoro; amare sopra ogni cosa la patria. Mia Gigia adorata, eran queste le gioie che io ti prometteva nei primi giorni dei nostro amore, quando ambedue giovanetti, tu a quindici anni con invidiata bellezza e con rara innocenza, ed io a vent’anni pieno il cuore di affetti, e di speranze, e con la mente avida di bellezza, di cui vedeva in te un esempio celeste, quando ambedue ci promettevamo una vita di amore, quando il mondo ci pareva cosí bello e sorridente, quando disprezzavamo il bisogno, quando la vita nostra era il nostro amore? E che abbiamo fatto noi per meritare tanti dolori, e tanto presto? Ma ogni lamento sarebbe ora una bestemmia contro Dio, perché ci condurrebbe a negare la virtú, per la quale io muoio. Ah Gigia, la scienza non è che dolore, la virtú vera non produce che amarezze. Ma pur son belli questi dolori e queste amarezze. I miei nemici non sentono la bellezza e la dignitá di questi dolori. Essi nello stato mio tremerebbero: io sono tranquillo perché credo in Dio e nella virtú. Io non tremo: deve tremare chi mi condanna, perché offende Dio.

Ma sarò io dannato a morte? Io mi aspetto sempre il peggio dagli uomini. So che il governo vuole un esempio, che il mio nome è il mio delitto, che chi ora sta decidendo della mia sorte ondeggia tra mille pensieri e tra mille paure: so che io sono disposto a tutto. Sarò sepolto in una galera, con un sup-