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racconto di mia moglie 273


P. S. Ore 23 ½ . La grazia è giunta in Napoli, ed è presso il ministro di giustizia. Giá gl’ispettori straordinari ch’erano di guardia sono stati richiamati con una pressante. La notizia è certa.


 Rispettabilissima signora,

State di buon animo, e tenete per certo che tutte le funeste apprensioni sono allontanate. La notizia è certa, e viene da tre fonti diverse.

Accogliete i sensi della mia venerazione per la vostra maschia virtú, e credetemi per la vita

vostro affez. servo
Carlo Poerio.



Verso mezz’ora di notte tuo fratello Vincenzo viene e dice: «Peppino ha scritto che voi tutte dovete andare subito a Caserta, perché l’affare prende brutta piega: vestitevi, ch’egli adesso verrá con la carrozza, e si andrá». O Luigi mio, che parole furono quelle per noi. Debbo confessarti che in quel momento perdetti tutte le forze, m’intesi un gelo alla fronte, e le ginocchia che mi tremavano. Giulietta tremava da capo a piedi, e diceva: «Mamma, e di notte dove andremo?» «Figlia mia, andiamo a fare il piú grande sacrifizio, andiamo a Caserta a domandare al re la testa di tuo padre». «Mammá», diceva essa, «e se il re non vuole sentirci, che sará di papá?» «Figlia, se il re non vuole sentirci, vuole la testa di tuo padre; e dopo domani a quest’ora sarai orfana, e senza il padre tuo, ma vestiti subito, ed andiamo in nome di Dio». Raffaello stava irritatissimo, e diceva di non volere pregare, e non volere venire a Caserta. In quel momento venne l’ottima ed amorosa duchessa C. che sgridò Raffaello, e mi diede a colpa che io aveva fatto passare una giornata senza correre a Caserta, poi piena di dolcezza mi disse: «Andate, andate, si tratta di salvare la testa di vostro marito, del padre de’ vostri

L. Settembrini, Ricordanze della mia vita - i. 18