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racconto di mia moglie 281


mio va a morte. Io ho inteso le sante messe, ecco tutto compiuto. Mio Dio, dammi forza per soffrire questo acerbo dolore che mi spezza l’anima, dá forza al mio Luigi. Anch’egli ha udito le sante messe, e che dira? Giá l’ora si avvicina, dunque Luigi piú non esiste? ed è possibile? O Luigi mio, in che stato si trova il tuo cuore? A quest’ora tu pensi a tua moglie, ai figli tuoi? Ah! tu hai preveduta la tua sorte, e stavi preparato a tutto prima di decidersi la tua causa come ho veduto dalla lettera che mi consegnasti sabato. Tu da uomo sagace tutto antivedevi perché conoscevi che uomini sono i giudici, e che voleva il governo. O scellerati! ma tu sei giusto, tu muori come morirono i santi martiri, tu muori per aver troppo amato questa patria infelice. Ed i figli? poveri figli miei, non avete piú padre, non avete che il nome di vostro padre, nome onorato». Mentre stava in quella agonia, ecco venire una persona e mi dice che ti aveva veduto alla finestra e che tu volevi vedermi coi figli. Io corsi subito, e venimmo tutti: mi parevano mille anni di vederti, ringraziava Dio, ringraziava la beata Vergine e diceva: «O mio Gesú crocifisso, tu agonizzasti tre ore, io ho agonizzato tre giorni. Abbi pietá del mio Luigi, abbi pietá de’ figli miei, abbi pietá di me povera donna abbandonata».

Era martedí, era il 4 febbraio, erano le nove del mattino quando io ti rividi vivo e ti abbracciai.

Tutti piangevano, io sola non piangeva, e ti guardava perché temeva ancora di perderti. Tu mi guardavi, mi demandavi come stava, ti addoloravi vedendomi quasi impietrita: io ringraziava Dio che mi aveva dato tanta forza da sostenere tanti dolori: io non poteva sentire altre angosce, e però io era impietrita.

Mentre io mi proponeva di non lasciarti per quella giornata, ecco l’ordine di presta partenza. Io ti dimandai: «Per dove?» Tu mi rispondesti: «Andiamo sepolti per sempre in un ergastolo; ma non ti addolorare, c’è un Dio per noi: fida nel tempo, e nella umanitá che cammina». Ed io ti dissi: «Dopo che ti ho veduto condannato a morte, posso sentire