Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. I, 1934 – BEIC 1926061.djvu/288

Da Wikisource.
282 parte seconda - capitolo vi


altro dolore?» Io ricordo tutte le parole che dicesti in quel momento. Tu mi dicesti: «Ti raccomando la tua salute ed i nostri figli». E rivolgendoti ai figli: «Figli miei, dicesti, voi non avete piú padre, perché io sarò chiuso in un ergastolo, e chi sa per quanti anni non ci vedremo. Non piangete, perché i vili piangono, vostra madre non piange, ubbidite a vostra madre, amatela, assistetela, non vi resta che lei. Siate buoni, siate virtuosi, pensate che l’anima mia è sempre con voi: pensa, o Raffaele che sventura è venuta nella tua famiglia; se vuoi vendicare tuo padre, affaticati a studiare, diventa uomo dabbene e virtuoso, e cosí lo vendicherai, perché i nemici di tuo padre ti vorrebbero vedere ignorante e malvagio. Ricordati queste tre parole: Dio, patria, onore. E tu, o mia Giulietta, ricorda queste parole, non allontanarti mai da tua madre, statti sempre vicino a lei, sí buona, sí pietosa, ricordati che sei figlia mia, sei figlia di tua madre». Queste furono le ultime parole che dicesti ai tuoi figli. Io le ricordo ed i poveri figli piangevano.

Venne l’ora della partenza, ci demmo l’ultimo bacio e l’ultimo addio; tu benedicesti i figli, e fummo divisi.

Io con la signora Agresti, la signora Dono, ed altre mogli de’ tuoi compagni di sventura, ed altre donne pietose ti aspettai nel cortile della Vicaria. Vidi scendere la lunga catena, tu andavi legato con Agresti. Oh come si commossero nel vedermi quelle anime generose! Oh con che sentimento mi strinsero la mano e mi diedero un addio il barone Poerio e Vincenzo Dono! Essi a me io a loro dicevamo: «Coraggio, coraggio». L’anima mia aveva mille commozioni, mi sentiva la gola stretta.

Dopo che passaste tutti, noi prendemmo le carrozze, e vi accompagnammo fino alla darsena. Lá mi levai nella carrozza, ti vidi l’ultima volta, salutasti me ed i figli, e dicesti col volto, con gli occhi, col fazzoletto tante cose, entrasti e non ti vedemmo piú.

Con le altre donne disgraziate ci mettemmo in un battello per vedervi sul vapore: ma non potemmo avvicinarci, e tor-