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uno sguardo intorno a me 43


E poi il revisore mi faceva spavento: presentare uno scritto al revisore, e vederselo tagliare, cancellare, guastare, mi pareva l’ultima vigliaccheria di questo mondo. Ho fatto vari peccati in vita mia, e me ne pento; ma quello di sommettermi a un revisore no, neppure una volta. Un amico lontano mi pregò di fargli stampare un libro su la cittá di Sibari, e io dovetti assistere il revisore parroco Giannattasio, il quale cassò queste parole «sacerdote dell’idolo» che erano scritte, e ci messe queste altre «ministro dell’idolo»; cassò molte parti qua e lá, e casso quanti «eziandio» vi erano, e scrisse «ancora». Il re faceva scrupolo, come ei diceva, a vedere Dio messo in una congiunzione. A quelle correzioni io sentii una stizza, un furore che avrei menato le pugna e fatto una rovina. I miei amici ridevano, e mi chiamavano ragazzo: essi col revisore giuocavano d’astuzia, pigliavano giri larghi e parole generali, si ravviluppavano in linguaggio tenebroso, e qui potest capere capiat; io non lo sapevo fare, e mi rodevo perché volevo dire schietto e corto, ed essere inteso da tutti. Per serbarmi l’unico bene che avevo, la libertá del pensiero, mi tenevo chiuse le mie scritture, e le leggevo a pochissimi. Quelle scritture poi non erano di latte e mele: figuratevi versi baldanzosi e terribili, lettere amorose, politiche, critiche, sfuriate contro i tiranni, ed altre pazzie, le quali dopo alcuni anni gittai tutte nel fuoco, e benedissi la paura che ebbi del revisore, la quale mi fece un doppio bene, mi avvezzò a scrivere franco, e non mi fece pubblicare quelle scritture che a diciotto anni mi parevano belle, a ventidue me ne vergognavo.

Allora io credevo il mondo una gabbia di matti, ed il matto ero io che non ci sapevo stare, non avevo garbo a viverci, e rimanevo in un silenzio salvatico: onde se togli pochissimi che mi volevano un po’ di bene, agli altri parevo piuttosto un asino. Eppure spesso in vita mia ho avuto gusto a parere un asino, ed ho riso di coloro che paiono di star sempre in iscena e declamare, parlano sempre e non hanno tempo a pensare, e se sanno qualcosa te la sciupano persino con le fantesche.