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46 parte prima - capitolo vi


accoppato e fatto a pezzi dall’irritabile genia dei verseggianti. Ci vollero gli anni ed i guai per cavarmi del capo quel ruzzo di far versi. Tutto questo avvenne come in un bicchier d’acqua.

Le buone accoglienze e i consigli di mia zia m’indussero a tornare piú volte in quella casa la sera. Ivi in una stanza si giocava a carte, in un’altra si chiacchierava, si sonava il pianoforte, e quando c’erano alcune paia di fanciulle e giovinotti si ballava a la lunga. Ci venivano signori e cavalieri, e magistrati, ed avvocati; e don Domenico gonfio ed inamidato si sbracciava ad accogliere tutti, conversava con tutti, diceva piacevolezze a le fanciulle, adulazioni a le mamme, qualche motto buffonesco ai giovinotti sotto voce, andava sempre attorno e smoccolava i lumi. Donna Mariantonia o giocava a mediatore, o parlava di matrimonii, di doti, d’amori, di camerieri, di Ciccillo, un suo figliuoletto di sette anni che per voto fatto in una malattia l’avevano vestito da frate domenicano. Fra tante persone io non trovavo con chi parlare, mi sentivo impacciato fra sconosciuti, non sapevo il frasario della conversazione, temevo di dire spropositi o goffaggini, e arrossivo a udire alcuni uomini che ne dicevano tanti con la maggiore sicurezza del mondo: io non sapevo e non potevo parlare. E poi prediche e teatri, confraternite ed intrighi amorosi, pranzi e speziali, giuoco di carte e passeggiate in carrozza, sarti e pasticcieri, questi erano gli argomenti di tutto il chiacchierio: or va e parla di queste cose uno che aveva il capo come il mio. Rimanevo ingrognato ad ascoltare. Ma, e qualche fanciulla? Le belle erano occupate, le brutte non mi tiravano: e poi io l’aveva il chiodo.

Don Domenico, non so come, seppe di quella mia satira, e una sera tiratomi in un’altra stanza segretamente volle udirla: il dabbenuomo se ne mostrò compiaciuto, e per darmi una pruova del suo gradimento invitò mia zia e me a la cena e al pranzo del prossimo Natale.

La vigilia di Natale pare che sia il finimondo. Nelle piazze le cose da mangiare stanno gettate a cataste e a montagne; i venditori mettono in mostra tutto quello che hanno e si