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uno sguardo intorno a me 47


sgolano a gridare: i pescivendoli attaccano una figura di san Pasquale alla sporta del pesce, e con la mano levando in alto un capitone lo mostrano a tutti e gridano come ossessi: gente d’ogni condizione va, viene, compera, porta, s’affanna: i zampognari suonano continuamente e t’assordano: chi t’incontra per via ti dá il buon Natale, e se è povero vuole la mancia: le donnicciuole mettono in pegno le materasse per avere il pesce e le altre cose richieste dalla santa giornata: insomma s’ha a mangiare e pigliare un’indigestione in onore del santo bambino, e se mangi come gli altri giorni non ci credi. Non pure nelle chiese, ma in ogni casa i fanciulli, le donne, gli uomini devoti fanno il presepe: e lo faceva persino il re con le sue mani a Caserta, e correva molta gente a vederlo. Col presepe va la festa, i canti, gli spari. Come se fosser poche le grida del giorno, per tutta la notte si ode lo sparo di fuochi d’artifizio, che dai balconi si gettano su la via, non importa se cadano in capo a qualche povero diavolo che passa digiuno. Una volta questi mi parevano costumi barbari e avrei voluto distruggerli, oggi mi piacciono, e so che sono antichissimi. I vecchi napoletani, come i romani, celebravano le feste di Saturno nel mese di decembre; celebravano il natale dell’anno che incomincia dopo il solstizio d’inverno, il 25 dicembre che ha la notte piú lunga; e tra le vivande del sacro rito era l’anguilla, o il capitone, emblema dell’anno che ritorna sopra se stesso, erano i mustacciuoli che dicevano mustacca, mustaccola, fatti di mosto, farina, e mele, e i sosamielli, sesammeli, fatti di grani di sesamo e mele, ed in forma di cerchio o di serpe, e piú propri de’ napoletani perché greci.

Ora la festa e un misto di pagano e di cristiano, di antico e di moderno: quel che v’è di barbaro non è certamente l’antico.

In casa don Domenico ci fu tutto quello che voleva la devozione e la ghiottoneria. Venti commensali erano assisi intorno una ricchissima mensa carica di argenti, di cristalli, di porcellane, di fiori: e ci erano altri due ancora: un pappagallo a cui la morbidissima donna Mariantonia di tanto in tanto rispondeva cocò e mandava qualcosa nel piattello; e un