Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. II, 1934 – BEIC 1926650.djvu/10

Da Wikisource.
4 parte terza - capitolo i [290]


le tradizioni storiche di Ventotene appartengono ancora a Santo Stefano; dappoiché coloro che abitarono quell’isola vennero ancora in questa vicina.

Queste due isole rendute celebri per le sventure di antiche donne illustri, furono sempre albergo di pene e di dolori. In Pandataria fu relegata Giulia, figliuola di Ottaviano, celebre per bellezza e lascivia, la quale qui pianse per la vendetta di Livia e la fredda ferocia di colui che uccise la patria e la figliuola: di quel furbo fortunato che dagli adulatori fu detto Augusto. Qui stette la sventurata donna sette anni, privata di ogni cosa, consolata sol dalla madre Scribonia che volontaria l’accompagnò nell’esilio: e dipoi fu mandata in Reggio di Calabria, dove morí di miserie e di stenti. Nella parte piú alta di Santo Stefano sono alcune rovine di una villa, che serba ancora il nome di casa di Giulia; e son poche mura di fabbrica reticolata, alcune pareti che serbano vivi i colori onde furon dipinte, qualche pavimento a mosaico, ed una cisterna ancor buona ed usata. Un secolo fa cavandosi la terra vi fu trovato un sepolcro, che da una lapide, ora serbata nel museo di Napoli, si conobbe essere stato di un Metrobio, liberto di Augusto prefetto di Pandataria, e quivi morto: il quale forse fu il custode e il tormentatore della misera Giulia. Tiberio vi mandò Agrippina, la magnanima moglie di Germanico, e ve la fece morire. Caligola divenuto imperatore venne in Pandataria, tolse le ceneri della madre, e quelle dei fratelli morti in Ponza, e le portò in Roma onoratamente. Nerone vi chiuse l’infelice Ottavia sua moglie; e dopo di averle ucciso il padre ed il fratello, averla sprezzata e posposta a Poppea, fattala accusare dal carnefice Aniceto, a vent’anni le fe’ segare le vene in un bagno. Cornelio Tacito, grande scrittore di grandi sventure, ci lasciò queste memorie: e se fossero rimaste tutte le sue opere, avremmo anche conosciuti i dolori della buona Domitilla, congiunta di Domiziano, la quale perché non temette di confessarsi seguace di Cristo, fu qui relegata dal ferocissimo tiranno.

Caduto l’impero romano, queste due isole furono soggette ai greci imperatori, che le aggiunsero alla signoria de’ duchi