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100 parte terza - capitolo xxiv [386]

mia mente con le ricordanze del passato. In questi giorni ho letto due volumi del Cosmos dell’Humboldt, libro stupendo, che vorrei rileggere e studiare, e non so se mi sará possibile. Il disprezzo, la dimenticanza in cui siamo tenuti, e l’ignoranza, o voglio dire anche la bonarietá di chi ci ha in custodia, non fa guardare a’ libri che abbiamo. L’ergastolo senza libri dev’essere (vedo chi non legge) un tormento inesplicabile. La mattina traduco Luciano, l’altre ore del giorno che posso studiare piglio una grammatica inglese, perché m’è venuto in mente d’imparar questa lingua. Io non so se sia l’etá in cui sono, o se sia la mia mente che non è piú capace di ritenere ciò che leggo, io profitto pochissimo. Forse imparerò a capire qualche scrittore inglese, m’inchioderò di forza nella memoria quelle benedette parole che non so, né altri qui sa dirmi, come pronunziarle; ma credo che se un giorno m’incontrerò in qualche inglese, non saprò dirgli altro che good morning. Spesso mi ricorda che molti scrissero opere pregevoli, o acquistarono grande pratica in un’arte stando in carcere, come Antonio Serra che scrisse il suo libro che fu la prima opera di economia, nella prigione di Castel Capuano; Tommaso Campanella che in carcere scrisse quasi tutte le sue opere; il Paganini che in carcere diventò un mirabile sonatore di violino; e tanti altri dei quali ora non mi ricordo i nomi. Sí, ma nell’ergastolo non si pensa: almeno io fra gente come questa non mi sento l’ardire di pensare. In una prigione perpetua, sovra uno scoglio, dove la vista del mare e di un’isoletta è un piacere concesso a pochi, lontano dal mondo, lontano da ogni immagine di bellezza e di virtú, nell’ergastolo il pensiero muore dopo poco tempo, rimane solo il corpo che vegeta come pianta stentata, cresciuta all’ombra, ammalata e fiacca. Non vorrei dirlo, perché mi fa orrore e ribrezzo a me stesso che ormai sono usato a vedere e sentire ogni piú grande nefandezza: ma pure il dirò. Cinque o sei giorni fa un forzato fu messo su lo scanno, e lo scrivano lesse un ordine pel quale quel malvagio aveva avuto legnate per avere stuprato un fanciullo di otto anni, figliuolo di non so quale impiegato dell’ergastolo,