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sapere se egli ha occasione, e se l’ha, gli puoi consegnare la lettera che mi verrá sicuramente. Bisogna che C.1 compia l’opera, e, il tempo stringe, s’incarichi egli di farmi capitar subito la lettera. Se si è stabilito il 13 è molto meglio, perché essendovi tempo, vi sono occasioni, e l’avviso mi giungerá certamente verso i sette o gli otto.

A Corea non scrivo, perché le cose che egli fa sono superiori a ringraziamenti. Lo saluto.

Ti mando i libri: mi conserverai specialmente il Luciano greco, e il vocabolarietto greco. Nella traduzione del Giove tragedo troverai un libretto di memorie: ti mando ancora un altro fascicolo di traduzione non compiuta, te la mando per non perderla. Serba tutto, e pensa che queste carte ci saranno pane. Io ora non fo piú niente, ma aspetto. Ti mando il soprabito di está, ed altri panni. I panni che non sono miei, la cartiera di paglia, e il libro di medicina sono d’altri, e li serberai. Troverai la scorza d’un’arancia vuota e secca. Questa me la portò Raffaele nostro quando venne qui l’ultima volta: io la votai, e la serbai; serbala, ché fu di Raffaele nostro.

Potrai mandarmi i quaranta ducati in un rotolo di riso per non dare sospetto coi napoleoni che è moneta d’oro, ed estera. Per Colonna mi manderai qualche poco di danaro d’argento. Questo giá se sará il 13: se prima, non avrò nulla: ma tu in questo caso non affliggerti, che a me non mi mancherá nulla. Noi siamo di buon animo assai. Faccia Dio. Quanto vorrei avere prima lettera di Raffaele! che animo allegro avrei! Caro figlio sia benedetto mille volte.

Ho fatto fare io qui il ferro alla canestra2. Non istare in pensiero né temere per me, te lo dico non per consolarti, ma perché cosí è, perché se potessi averti vicino e parlarti ti farei vedere che non devi temere affatto affatto. Sta di

  1. Cesare Corea. [N. di R. S.]
  2. Il ferro della canestra doveva servire per fare un foro alla volta della camera, e per potere di lá fuggire. [N. di R. S.]