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[441] sottomissione o deportazione 155


di giorni mi sarei facilissimamente imbarcato sovra un legno mercantile, pagando al piú al piú una sessantina di ducati. E ti ricordai di rileggere il contratto che fu fatto per Raffaele, il quale per l’andata, il ritorno, e l’istruzione per nove o dieci mesi pagò cinque o seicento franchi, che non ricordo precisamente. Per uscire dall’ergastolo debbo passare l’oceano: ne passerò due, dicevo io. Per riacquistare mia moglie e mio figlio, dovrò ripassare un’altra volta l’oceano; lo ripasserò quattro, e dieci e venti. Un centocinquanta ducati possono bastarmi per dimorare lí pochi giorni, e tornarmene.

Ora ci si dice che di lá non si può ritornare; che sarebbe per noi «una specie di prigionia all’aria aperta e libera, ma sicura quanto l’ergastolo!» Abbiamo letto in una copia della convenzione, un articolo che non è nella copia che me ne hai mandata tu, dal quale articolo si rileva che io dovrei obbligarmi col console in Napoli, e non li con quel governo. Insomma da quello che scrivono persone di autoritá e di fede, e dalle parole stesse della monca convenzione si rileva, che sotto alle condizioni palesi ce ne stanno altre nascoste: che dal territorio dell’Argentina non si può uscire. Di questa condizione, contraria alla costituzione scritta e vantata di quel paese, io non mi curerei molto, perché mi farei far ragione, o pure troverei modo di farmela da me, starei li quattro cinque mesi, e poi saprei trovar la via di tornarmene. Ma per trovar questa via, e restar lí cinque sei mesi ci vorrebbero non piú i centocinquanta, ma i sette ed ottocento, e forse mille ducati. E chi me li dá?

La lettera di P(anizzi) contiene due cose per me gravissime: che egli ed i suoi amici non sperano nulla, e però consigliano dimandare: che io non debbo piú sperare in lui, se fo cosa che egli disapprova. Per la prima parte, o Gigia mia, mi pare che il signor Panizzi non intenda che questa non è quistione di dignitá personale, ma di principio politico. In altri tempi dimandare sarebbe stato sacrificare la propria dignitá, un dire una bugia, e niente piú: e un sagrifizio personale, una bugia per salvarsi può anche passare. Ma ora che le dimande sono