Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. II, 1934 – BEIC 1926650.djvu/162

Da Wikisource.
156 parte terza - capitolo li [442]


una quistione politica, ora che il governo ne ha fatto una quistione politica, dimandare significa riconoscere per giusto e per legale tutto quello che si è fatto da otto anni in qua, riconoscermi per un birbante meritamente condannato a morte, dare una mentita a tutto ciò che hanno scritti uomini gravissimi ed imparziali, dire al signor Gladstone che è un bugiardo, ai governi di Francia, d’Inghilterra, di Piemonte, e di Austria ancora, che essi si sono ingannati a biasimare la condotta del governo di Napoli; che i malvagi siamo noi, e non il governo. Questo valore io credo che abbia una dimanda di grazia: questo valore le attribuisce il governo, e però la desidera per giustificar sé, per umiliare e svergognare chi la fa, ed infine per non concedere grazia se non a poche persone e di poco conto. Non superbia adunque, non orgoglio, e neppure il santissimo sentimento della dignitá umana, ma considerazioni piú alte e generali mi persuadono a credere che una dimanda di grazia sarebbe un atto nocivo alla causa pubblica, e che farebbe me spregevole a me stesso. Queste ragioni io desidero che tu le comprenda bene, acciocché tu non possa, come le altre donne sciocche, dispiacerti a disamarmi, e dire che voglio sacrificare e me e te e la famiglia, non facendo la dimanda. Siccome tu rispondesti a don Annibale che non ti saresti creduta degna moglie mia se avessi fatta una dimanda per me; cosí io mi crederei indegno dell’amor tuo se per viltá rifiutassi di sofferire l’ergastolo e la morte, tradissi la causa pubblica, le mie opinioni, la mia coscienza, e dimandassi grazia. Ma non c’è altro da sperare: ed io rimango nell’ergastolo senza rimorsi e senza umiliazioni: morirò ancora: che importa? ma puro ed onorato. Ma c’è una via per uscire dall’ergastolo, una via per me onorata, offertami dal governo stesso. Il signor P(anizzi) scrive non si accetti mai, mai, mai, in verun conto. Ma perché? Tu gli hai dimandato un consiglio, cioè di dirti le ragioni del sí, o del no. Egli risponde: no, no, senza dire una sola, solissima ragione. Io ho moltissimo rispetto per lui, e lo pregio come un uomo ottimo, ma avrei voluto che fosse stato schietto in questo affare, avesse accennato una ragione: «No, perché è