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[505] difesa di luigi settembrini 219


Gli uomini non cangiano sí presto, né io ho mutato né muterò mai sentimenti.

Intanto il Bozzelli per buona opinione che aveva di me proponeva al re di darmi il terzo del soldo in pensione ma io gli scriveva questa lettera:

«Sento il dovere di ringraziarla che ella presentando al re la mia rinunzia ha proposto che mi si dia una pensione di quaranta ducati al mese; e la prego di ringraziare in mio nome la maestá del re che generosamente ha approvata questa proposta. Ma ella mi permetta che io le dica di non potere accettare la munificenza del principe, perché io sono stato in uffizio un mese e mezzo, non ho reso alcun grande servigio, e non merito pensione. Non disprezzo un benefizio reale: ma io sono avvezzo a lavorare, ed esserne compensato: un dono mi umilia, e mi fa vile a me stesso. Se V. E. vuole che io abbia un soldo, e che io lo accetti, mi faccia lavorare come e dove le pare: ed io le posso promettere di servire esattamente ed onoratamente. La prego di far noti a sua maestá questi miei sentimenti, e di fargli leggere la dichiarazione che io scrissi quando rinunziai al mio ufficio; affinché il re vegga quale uomo io mi sono, non quel tristo che la malvagitá degli uomini ha voluto dipingere con neri colori». Non so che fece il Bozzelli dopo questa lettera: la mia rinunzia non fu ancora accettata.

Allora mi chiamò il ministro delle finanze signor Francesco Paolo Ruggiero, e mi offerí un uffizio nel suo ministero con soldo maggiore di quello che aveva. Gli risposi che io non poteva accettarlo, perché non sapeva affatto di finanza, e in tutta la vita mia non aveva studiato che letteratura. «Per un uomo d’ingegno», mi rispose l’eccellentissimo, «questa non è cosa difficile: anch’io non ne sapeva niente, ed in quindici giorni l’ho imparato e ne sono maestro». «Ma io non posso paragonarmi con voi»: gli replicai, lo salutai, e me ne andai.

Nel mese di novembre 1848 si dovevano eleggere alcuni deputati; e molti mi domandavano se io voleva essere eletto. Bella e desiderata cosa è per un cittadino rappresentare la sua nazione: ma io non aveva l’ingegno e la parola pronta, non ancora era stata accettata la mia rinunzia, non poteva essere deputato. Ma allora mi avvidi che il mio nome non vi era discaro, o miei cittadini; dappoiché voi nei collegi elettorali del 24 novembre con maggioranza assoluta di voti mi eleggeste a deputato, non richie-