arrestare il commessario, ma poi egli è tolto di uffizio. Altri poi si fa incarcerare, e tormentando i miseri prigionieri, torcendone le parole, numerandone i sospiri, li denunzia; come ha fatto Bernardino Cristiano, del quale io posso mostrare a tutti le scellerate denunzie, le note delle persone che ei dice pertinaci nel repubblicanismo, le dimande con cui cerca un impiego e in cui espone i suoi meriti di essersi chiuso due volte nel carcere di San Francesco per ordine de’ commessari Cioffi e Maddaloni, carte scritte tutte di sua mano. Parlo di questi, perché questi sono accusatori e testimoni in processi sull’Unitá italiana, i quali insieme al mio formano il gran processo riunito, che è un ammasso di nefandezze, di stoltezze, di sporchezze, è una sporta di cenciaio, e fa piú vergogna a chi l’ha tessuto che paura a coloro contro cui è stato fatto. In alcuni dei quali processi particolari ci è sempre una velenosa dimanda sul conto mio, la quale non ha avuta una velenosa risposta, perché c’era altro di piú grave, e perché io non era additato principalmente. Fra i piú schifosi e fecciosi denunziatori è un Antonio Marotta, di Pietrapertosa in Basilicata, or carcerato per ladro in Avellino ed accusato presso la corte criminale di Potenza per calunnia in causa politica che egli ordí contro il canonico Caramella di Tricarico. In luglio 1849 accusa come settario il prete Francesco Nardi, suo zio, ed uomo di poca levatura; e per persuaderlo a confermar le sue denunzie si veste pulitissimamente ed accompagnato dall’ispettore Campagna, va in carcere dallo zio, gli dice che è cameriere di un ministro ed ha tutti i beni del mondo; che anch’egli avrebbe una buona cappellania se volesse confermar le sue parole: e persuase il prete. Poi denunziò il Romeo come stampatore della setta e capo di un comitato settario; denunziò molte altre persone di mano in mano secondo che egli se ne ricordava, cioè secondo gli erano additate, e voleva o compensi o vendetta. In una stalla del Romeo si trovano moltissime stampe settarie, le quali costui dice avere stampate per commissione avuta dal signor Antonio Miele, in casa del quale dice di aver udito parlare di setta, e che ne erano capi il Settembrini, il Poerio, il duca Proto, l’ex ministro Bozzelli, ed il principe di Torella. Nominava questi due ultimi quando eran giá usciti dal ministero in luglio 1849. Anche questo colpo contro di me andò fallito, perocché nessun altro, neppure il Marotta, mi nomina, ed il Romeo stesso nel suo costituto ritratta questa particolaritá, mentre conferma le altre, e confessa che gli è stata suggerita.