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[521] difesa di luigi settembrini 235


nosceva pochissimi, che non eran tra noi quelle relazioni che malignamente si credono e si affermano. O con che cuore io rividi ed abbracciai Carlo Poerio, uomo chiaro per fama paterna e propria, chiaro per isventure, per ingegno, per amabile facondia, giá ministro e consigliere del re, poi due volte deputato, ora carcerato, ammalato, gettato a perir nella Vicaria: abbracciai Michele Pironti giá valoroso avvocato in Salerno, poi deputato, e giudice criminale in Terra di Lavoro, e che io conobbi in casa del marchese Basilio Puoti: abbracciai Filippo Agresti, che io conobbi in Malta: con dolorosa maraviglia rividi ed abbracciai Michele Persico uomo placidissimo ed onesto, che io conobbi perché mi chiese leggere una mia scrittura stampata, che in luglio era andato in Francia per suoi negozi, n’era tornato in ottobre per essere gettato in carcere: rividi il cavalier Ferdinando Carafa de’ duchi di Andria, che io conosceva perché venne in mia casa ad udire una prolusione alle mie lezioni di letteratura, che io lessi in marzo 1848, e col quale talvolta per istrada aveva scambiati saluti e cortesie d’uso. Gli altri io non conosceva, io non sapeva che esistessero al mondo.

E nelle prigioni della Vicaria io ho saputo cose maravigliosamente terribili, le quali io voglio dire affinché la storia le registri ed il mondo conosca il modo onde è stato compilato questo processo. Lorenzo Vellucci accusato di avere appiccato ad una cantonata un cartello rivoluzionario nella notte che precedette il 16 settembre, e Salvatore Faucitano accusato come autore della esplosione avvenuta innanzi la reggia, quando furono arrestati e legati, ebbero a soffrire strazi inauditi. Strascinati a spettacolo della plebaglia per le strade della cittá, furon battuti, feriti, sputati in faccia, insultati da pochissima canaglia che seguiva il notissimo tavernaro detto Monsu Arena, il quale entrò fin dentro al castello, ed al cospetto di onorati militari svelse i peli ad uno ad uno dalla faccia di quei disgraziati, e presosi una ciocca dei capelli rasi al Vellucci se ne andò con essa trionfante. Il Faucitano stanco e rifinito dai tormenti, atterrito dalle minacce di altre battiture e di morte, essendo innanzi all’inquisitore ed al prefetto, e chiedendo un bicchier d’acqua per ristorarsi, gli fu porto un gran bicchier di vino, e poi fu interrogato: come egli stesso dirá e proverá. Il prefetto di polizia che non doveva immischiarsi nella istruzione, e che in questa causa è parte offesa, assisteva agl’interrogatorii, ed interrogava i detenuti Faucitano, Margherita, Carafa. Luciano Margherita arrestato in Siracusa e condotto legato ed a piedi in Messina, e