Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. II, 1934 – BEIC 1926650.djvu/264

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stette in carcere fino al 30 agosto, nel qual giorno fu imbarcato per la Sicilia, come poteva sapere di questi pugnalatori e di questi assassinii stabiliti dopo l’arresto del Pironti? come poteva avere l’incarico di trovare i sicarii? chi gli poteva dire, chi poteva fare quest’altra invenzione tragica, se anche il Giordano, architetto di tutte le invenzioni, fu arrestato il 3, ed uscí il 19 agosto? Come il procurator generale non ha veduta questa contraddizione di date, ch’è cosí chiara, e cosí chiaramente mostra la falsitá di tutta la dichiarazione? Inoltre quell’alto consiglio che voleva essere consigliato, a chi era ridotto in agosto? L’Agresti, il Pironti, ed io eravamo arrestati; il Poerio ed il Pica arrestati, il Proto uscito dal regno fin da marzo, il Persico in Francia, il Primicerio o uscito, o nascosto, o certo ammalato; resta l’ignoto Venusino, il Carafa, il Giordano ed il Sessa; anzi restano soli, come sono stati sempre, soli, il Giordano ed il Sessa i quali nel caffè dell’Errichiello immaginavano, parlavano, bevevano, e non si levavan dalla seggiola. Il Vellucci e l’Antonetti, che hanno confessate molte cose, hanno detto di non conoscere alcuno di noi, non esser mai venuti in Santa Maria Apparente non aver mai portato lettere. Or se non c’era piú alcuno di questo preteso consiglio, se il Margherita era in carcere, e non poteva avere nessuna confidenza dal Giordano e dal Sessa, non è egli piú chiaro della luce del sole che le confidenze l’ebbe dalla polizia? La polizia voleva farsi merito, voleva esser creduta operosa, e però odiata dai rivoluzionarii; ed ecco fa comparire in grave pericolo il suo capo, pel quale ci sono prima avvisi di agenti segreti, poi indizi, poi la pretesa confessione del Margherita: ma il prefetto dorme sempre sicuro. Si desidera che i giudizi sieno fatti piú con rigore sdegnoso e con astio di parte che con imperturbata giustizia, ed ecco far comparire il disegno di assassinare il ministro di giustizia, il presidente della corte criminale. Si desidera di avvolgere nella ordita trama gli uomini piú odiati: ed ecco fingersi accordo e cospirazioni in carcere; ecco obliquamente nominato il Trinchera, odiatissimo perché fu capo di dipartimento nel ministero dell’interno, e comandò in quella polizia che ora per vendetta lo tormenta. Cosí disparisce tutto il maraviglioso del gran dramma del processo, e si vede ancora che gli altri sei assassinii sono maligne e scellerate fantasie di chi vuole accrescere odio sul capo di uomini che sono odiati per quella stessa ragione che ogni virtú è odiata e perseguitata dai tristi.

Questa è la grande e lavorata dichiarazione del Margherita.