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IV

Gli ergastolani.


Le nostre leggi a pochi delitti danno la pena dell’ergastolo: non di meno sono piú di settecento ergastolani, ed in vent’anni ne sono morti mille e duecento, de’ quali piú di mille uccisi. Rari sono i condannati a questa pena nel primo ed unico loro giudizio: il maggior numero è di condannati a morte che per grazia scendono a questa pena: vi ha di molti che salendo di misfatto in misfatto e di pena in pena giunsero sino all’ergastolo. Questi ultimi sono i piú tristi; poiché da fanciulli avendo cominciato il mestiere di ladroncelli, cresciuti ed educati nelle carceri, sono bruttati di tutti i vizi piú nefandi, sogliono morire uccisi da’ compagni. Sicché l’ergastolo è la sentina del regno delle Sicilie, e vi cadono i pessimi tra otto milioni di uomini.

Nell’entrare in questo luogo vedi facce aspramente scolpite, angolari, rugose, triste, cineree; occhi incerti, sorriso raro e sinistro; vesti strane; parole aspre, fendenti, strascicanti, avvolte, stridenti, di tutti i dialetti del regno. Ciascuno ha le mani lorde di sangue e di furto; ciascuno ha ucciso un altro uomo e due, e tre, e cinque, e sette, e piú; e taluno il fratello o la sorella; taluno la moglie; taluno il padre ancora, e la madre, ed i figliuoli suoi.

Ci ha molti vecchi, ci ha uomini attempati, e giovani: quasi tutti son gente di vilissima condizione, e qualcuno che nacque gentilmente è piú scellerato, piú infame, piú sozzo ed imbestiato degli altri. Tutti hanno intelligenza e ferocia di belve: sono spaventosamente atei, bestemmiano Dio anche scherzando, credono solo quello che vedono; non comprendono che sia virtú, e beffano chi ne parla: si vantano de’ loro delitti, e non sentono o mostrano di non sentirne rimorso; non