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30 parte terza - capitolo iv [316]


hanno altra passione che pel vino, pel giuoco, pei denari; non sentono e non ricordano piú affetti di famiglia, sono ritirati in un’arida e orribile solitudine, non curano che sé stessi. Son chiusi nell’ergastolo da quindici, da venti, da trent’anni; dimentichi del mondo, dimenticati da tutti: ed hanno presenti alla loro mente i lunghi anni della loro prigionia, come fossero un giorno solo. Il tempo non è scorso per essi: ti parlano di cose vecchie ed obbliate come se fossero recenti: credono che il mondo stia al punto che essi lo lasciarono: i vapori, le strade ferrate, i nuovi trovati delle arti sono ignoti a molti che li credono burle che ad essi si vorrebbe fare: parlano come se parlasse un uomo morto da trent’anni. La prima volta che per caso dimandai ad uno da quanto tempo era condannato, mi rispose: «Sono ne’ guai da trentotto anni». Raccapricciai d’orrore a queste parole pensando che costui penava da che io era nato al mondo. Ma tosto mi furono mostrati altri vecchi che da cinquant’anni e piú vanno trascinando la vita nelle galere. C’è un vecchio di 89 anni, nato in Itri, seguace de’ briganti Pronio e fra Diavolo, condannato alla galera sin dal 1800, sta da trentadue anni nell’ergastolo: c’è un altro calabrese di 75 anni, stupratore ed omicida il 1797, brigante col Cardinal Ruffo, dannato alla galera in vita il 1802, poi uscito per le vicende politiche, poi capo di scherani, infine gettato nell’ergastolo nel 1825; si vanta di avere uccisi trentacinque uomini. Ci sono molti altri antichi briganti, che ebbero parte nei terribili fatti narrati dalla nostra storia: ed alcuni di essi portano ancora sui fieri volti e sui corpi le cicatrici avute nei combattimenti, i quali essi narrano a modo loro. Qui dove tutti hanno delitti, nessuno vergogna o teme di confessare i suoi, anzi li dice con orgoglio per mostrarsi maggiore degli altri.

In questa fiera comunanza di uomini sono tutti gli odi, le invidie, gl’intrighi, i pettegolezzi, le furberie, e le lascivie ancora che sono in un convento di frati: s’irritano e s’inviperiscono per la piú lieve cagione, per uno sguardo, per una parola, per nulla: e decidono loro contese con le armi. Tutti