Pagina:Settembrini, Luigi – Ricordanze della mia vita, Vol. II, 1934 – BEIC 1926650.djvu/37

Da Wikisource.
[317] gli ergastolani 31


hanno loro coltelli, che chiamano tagliapane, spesso lunghi quanto una spada, e lavorati con arte fina, e con ornamenti di argento. Pare impossibile che uomini chiusi in un ergastolo, su di uno scoglio lontano, vigilati severissimamente, minacciati da terribili castighi, possono avere armi, e tante; ma essi vi spendono ogni danaro, e se ne fanno portare dai custodi o dai serventi, i quali loro vendono lime o pezzi qualunque di ferro, cui essi dànno la forma di stile. Talvolta raccolgono chiodi e bullette, strappano gangheri dalle porte, rompono pezzi di bandelle, svellono i ferri che uniscono i piperni, rubano maglie di catena, li gettano nel fuoco, e la notte tra due pietre, l’una che serve da incudine l’altra da martello, fanno di queste armi maravigliose. Le nascondono nelle mura, sotto le selci del pavimento, negli arnesi di legno sbucati e turati diligentissimamente, e qualche sottile lama avvolta in cenci taluno ardí nascondersela nell’ano. Per ritrovarle i custodi usano diligenza incredibile: ricercano le persone e le fanno spogliare nude; rovistano tutte le masserizie, sconnettono le pietre del pavimento, staccano l’intonaco dalle mura, e spesso non giungono a ritrovarle, se da una spia non sanno il luogo certo del nascondiglio. Raccontano che pochi mesi fa venne da Napoli un uffiziale maggiore con un battaglione di soldati, e fatteli schierare nel cortile, fece gridare che i condannati dovessero gittar le armi fra tre ore, e chi ne avesse serbata una sarebbe stato fucilato. Per tre ore nel cortile fu una pioggia di vari e mirabili coltelli, che raccolti furono piú di mille. Partiti i soldati e la paura, rinacquero i coltelli come per incanto. Tutti debbono avere le armi, i forti per opprimere, i deboli per non farsi opprimere, i timidi ed i quieti per indeclinabile necessitá. E veramente se un uomo della tua provincia, che tu neppure conosci, si rissa con un altro; costui ed i suoi paesani se per caso t’incontrano su la loggia, nel loro cieco furore, ti corrono addosso perché sei paesano del loro nemico, e ti uccidono. Eppure questi uomini che per nulla si scannano tra loro non ardiscono toccar gli aguzzini: uno solo uccise un sergente, e subito fu trafitto dai stessi compagni. Una è la stoltezza dei deboli.