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70 parte terza - capitolo xv [354]


son persuaso che solo il dolore è mio. Diciassette anni mi paiono lunghissimo spazio di tempo, e volgendomi indietro a riguardare ad uno ad uno questi diciassette anni mi spaurisco e mi maraviglio come abbiamo potuto durare per tanto tempo a tanti dolori.

Potevamo noi immaginare il giorno 8 aprile 1837 in Catanzaro che saremmo venuti a questo? tu con la povera Giulia sola e deserta in Napoli, io sepolto vivo nell’ergastolo, e Raffaele esule da due anni, vagante sull’oceano del nuovo mondo? Spesso io considerando questo durissimo stato nostro, e domandando a me stesso perché dobbiamo patire tanto, che delitto abbiamo commesso da aver queste pene, a chi abbiam fatto male noi da essere straziati e dilaniati le viscere ed il cuore: io non trovo che rispondere a me stesso, e vengo in tanto furore e in tanta cupa disperazione che rido amaramente di me stesso che sono stato e sono ancora sí sciocco da credere che la virtú sia una cosa vera, che la giustizia meriti rispetto dagli uomini, che una provvidenza regoli il mondo. Parmi che alcuni uomini son nati con una maledizione addosso, per essere schiacciati come le formiche sotto i piedi del viandante, per vivere e morire tra mille strazii senza una ragione, senza un bene, senza un perché: e quantunque abbiano ingegno ed anima generosa, e natura divina di leggiadrissime farfalle, sono colti e schiacciati sotto i piedi degli asini e di altri stupidi e vili animali. Questo mondo è una gran selva di bestie feroci, dove quelle che hanno piú duri denti e piú acuti unghioni sono piú rispettati, dove è virtú adoperare i denti e gli unghioni, si dispensa giustizia con i denti e con gli unghioni, e la provvidenza è quella forza che muove i denti e gli unghioni. Ciascuno è nemico a ciascuno: chi non ha denti né unghie poveretto lui! chi non vuole essere tra gli oppressori, dev’essere tra gli oppressi. La parola che noi uomini abbiamo e di cui siamo cosí superbi, non è altro che un po’ di pelo o di piume che copre l’unghie; è un altro mezzo che abbiamo per ingannarci traditorescamente e per isbranarci piú crudelmente. La ragione, oh la ragione ci serve piú per