Pagina:Settembrini - Protesta del popolo delle Due Sicilie.djvu/6

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rebbe superfluo ricordarle. Ma se quello che abbiamo sofferto da parecchi anni, ed ancora soffriamo, non è noto a tutti, perchè il governo ha curato sempre di nasconderlo, ora noi lo sveleremo.

Nel 1820 su le montagne di Avellino un branco di uomini alzò il vessillo d’una Costituzione, che fu gridata da tutti i popoli, e solennemente giurata dal re Ferdinando I. La nazione non ricordò che questo re era quel desso che nel 1799 non riconobbe la capitolazione di Castelnuovo dicendo che un re non patteggia co’ suoi sudditi, e che aveva le mani ancor lorde di sangue; onde ingannata, venduta, svergognata da pochi traditori, credette che egli andrebbe al congresso di Laybac per far riconoscere la Costituzione: egli tornò con un esercito di tedeschi. Quel che si fece non diremo: solamente in tanta vergogna, mentre i tedeschi erano a poche miglia da Napoli il deputato Giuseppe Poerio scriveva una protesta, che il Parlamento napolitano si scioglieva per forza straniera, ma che non cessava nè poteva cessare di esistere, perchè fu sempre legale. Quella protesta sta nell’archivio del regno, e con essa un giorno i popoli chiederanno ragione de’ mali che ora patiscono dal nipote del re spergiuro.

Tornato Ferdinando in Napoli, rizzò forche, ordinò tribunali, i quali condannarono molte migliaia di uomini alla morte, alla galera, all’esilio, alle carceri, alla frusta. Le pene pe’ delitti di stato furono con rabbiosa crudeltà cresciute; creata una Commissione di Stato permanente, tribunale terribile più infame dell’Inquisizione. E più terribile e più infame di questo fu la Giunta dello Scrutinio generale, che prendendo conto delle persone dalle spie, dai ladri, dai servi, dai confessori, e facendo l’uffizio di una spia legale, indicava al Governo le vittime a colpire. In mezzo a tanti mali, tanti errori, e tanti tedeschi, trionfava quel tigre di crudeltà incredibile, il