Pagina:Settembrini - Protesta del popolo delle Due Sicilie.djvu/8

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mentre Francesco era tirato pel naso da un servitore, il ministro Medici lo atterriva mettendogli innanzi agli occhi l’Austria, la santa alleanza, e Metternich: Niccola Intonti, ministro di Polizia, empiva tutto di spie, di terrori, di supplizi; i Canosini meditavano ed operavano per risorgere. Tra questi Niccola De Matteis intendente in Cosenza, cercando scoprir congiure dove non erano, e facendole nascere, riempì le Calabrie di spaventi, di sangue, di torture che egli stesso faceva, o comandava che si facessero innanzi agli occhi suoi. Questo crudele e furioso carnefice vinse in ferocità lo stesso ferocissimo Manhes; onde i Calabresi stanchi, con l’aiuto ed il consiglio del Medici, nimicissimo del Canosa e de’ suoi seguaci, accusarono il De Matteis, che fu menato innanzi ad un tribunale insieme col Procurator Generale della Corte Criminale di Cosenza, ed altri complici e cagnotti. Allora si svelarono gl’intrighi infami e tenebrosi, le crudeltà oscene e nefande: allora fu udita quella iena, che in mezzo ad una moltitudine di regnicoli e di stranieri che lo maledicevano, disse ad alta voce: che tutto egli aveva fatto per Cesare, e Cesare doveva essergli grato e perdonarlo. Il Medici morì durante la causa: il De Matteis fece banchetto; ma egli era sì reo che anche giudici canosini non potettero non condannarlo a dieci anni di relegazione per le sole torture: per i suoi complici si cercarono altre prove.


    figliuola Cristina in moglie a Ferdinando VII, comandò al Viglia di comperar molti lavori d’oro con gioie per farne regali: il Viglia comperò gioie false, e svergognò il suo Signore. Ei teneva i conti del re, il quale gli diede molti fogli bianchi segnati con la sua firma, dicendogli: scrivici ciò che vuoi. Quando re Ferdinando chiamollo a rendere i conti, ci scrisse in quei fogli, e fu sicuro.