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Pagina:Sextarius Pergami saggio di ricerche metrologiche.djvu/110

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156. Tavole di Ragguaglio della Rep. Ital. p. 272. V. Appendice I. Noteremo qui soltanto a conferma di questo ragguaglio, che la nostra libbra grossa essendo formata da libbre sottili 2 1/2, le quali derivano dall’antica libbra romana, quando questa avesse mantenuto esattamente il peso normale corrispondente a grammi 327,453, quella pure avrebbe dovuto risultare di grammi 818,6325. La differenza non è grande quando si pensi quanti secoli abbia dovuto attraversare questo nostro peso: anzi possiamo dire che rappresenti ancora fin nelle più minute frazioni il valore della libbra nella decadenza dell’Impero romano. Infatti, per fare questo computo sui pesi citati in Nota 26, quelli di serpentino del Museo di Napoli ci avrebbero dato una libbra grossa di grammi 821,25, gr. 815, gr. 814,5, gr. 808; quelli di Cuenca in Spagna gram. 813,5 e gram. 812,65; la libbra dell’epoca di Teodosio gram. 810 e quella dell’epoca di Giustiniano gram. 808,775. Questi sono i limiti estremi entro i quali sta la nostra libbra grossa, e conseguentemente la sottile, che ne è il fondamento, e i quali confermano pienamente quel ragguaglio. Quando poi il Cristiani (delle. Misure ant. e mod. p. 119) attribuisce alla nostra libbra piccola Grani parig. 5685, ed alla grossa Grani parig. 14212, o prese errore ne’ suoi computi, o ricevette men che schiette informazioni, perchè all’una verrebbe ad attribuire grammi 301,96, all’altra grammi 754,89: il che non può stare, perchè il ragguaglio della Commissione del 1803Fonte/commento: Pagina:Sextarius Pergami saggio di ricerche metrologiche.djvu/256 è troppo vicino a quello del Cristiani per credere che nel periodo di circa 40 anni i nostri pesi abbiano subita questa sì notevole alterazione. Quindi si dovrà ammettere per la libbra sottile il peso di Grani parig. 6121, e per la grossa di Grani parig. 15303. V. anche Nota 116.

157. Selmi, Encicl. chim. 8 p. 322 seg.

158. Stat. an. 1331, 8 § 48.

159. Lo Statuto qui ha trium invece di octo, e questo errore è comune a tutti gli Statuti fino a quello del 1422, nel quale sta scritto trium, corretto poi in octo. Non fa bisogno tuttavia di dimostrare, non solo che una Marca da tre once non ha mai esistito, nè da noi, nè altrove, ma anche che, onde 364 once formassero Marche 45 1/2 (e lo stesso si dica per tutte le altre misure) era necessario che la Marca fosse di 8 once. Lo Statuto del 1453 (1 § 191) ha giustamente octo.