Pagina:Sino al confine.djvu/101

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e specialmente con un uomo, con un ragazzo corno Francesco, non bello, non religioso, non di buona famiglia, le dava un senso di ripugnanza. Eppure bisognava muoversi; ella lo sapeva, come uno che fa un sogno spaventoso e confusamente sa di sognare e cerca di scuotersi per liberarsi dall’incubo. Le parole di Francesco le rimasero nella mente.

— Fino a quando? — si domandava e ogni notte sognava Luca ripreso dal delirio, e le pareva di rivedere lo sguardo sospettoso di sua madre.

Un giorno, prima che Luca e la signora Zoseppa ritornassero dalla vigna, si presentò zio Sorighe, offrendosi per guardiano.

Era sempre lo stesso, benché sette anni fossero passati dopo la sua partenza, e aveva la stessa bisaccia con la quale Gavina una sera lo aveva veduto partire come un pellegrino.

— Che avete fatto, durante questi anni? — domandò Paska.

— Ho vissuto come un cavaliere! Sei anni or sono stetti al servizio di una vedova ricca, la quale volle sposarmi contro il volere d’una sua figlia già maritata. Ma due mesi fa Lussulja, mia moglie, è morta. La mia figliastra non faceva altro che insultarmi; allora io ripresi la mia bisaccia, pulii sul limitare della porta le suole delle mie acarpe, o ripresi la mia via.... Chissà.... chissà....