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s’appoggiò al tronco della quercia, mentre il vecchio diventava cupo quasi come il canonico Bellìa.
— Ebbene, Priamo partirà fra giorni: andrà vice-parroco al suo paese. Il vescovo è stanco, oramai. Si dice una brutta cosa.... (egli esitò un momento). Sì, è meglio che te la dica, poiché tutti lo sanno: la tua bell’amica s’era fidanzata con un contadino, ma continuava a ricevere Priamo.... e adesso pare che sia gravida e sebbene ella affermi che il padre del suo futuro figlio sia il fidanzato, costui l’ha abbandonata.... Che ne dici?
Gavina non rispose, assalita dalla stessa emozione paurosa che un giorno, nella cucina di Michela, le aveva avvolto l’anima di tenebre.
— Oh, ecco, prendi, — le disse lo zio, che finalmente aveva trovato nella sua tasca quello che cercava — E così ti dico, Gavina, non bisogna mai dire «io non berrò di quest’acqua».
Ella prese il piccolo dolce rotondo che egli le porgeva, ma lo guardò fisso, come un oggetto straordinario, e non lo mangiò; le pareva di affogare, attirata da un gorgo nero e putrido, mentre il mormorio della quercia echeggiava sul suo capo come una voce minacciosa.
Ma ad un tratto si scosse; si domandò perchè Francesco, che pure abitava in casa di Michela,