Pagina:Sino al confine.djvu/168

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— Hai freddo? — domandò Francesco aiutandola a salire su una carrozza. — Sei stanca, vero? Il tuo mantello è leggero.

Il viaggio ricominciò: ella intravide la città, nera o giallognola fra la nebbia; poi si trovò di nuovo in treno e vide ancora il mare, la campagna ondulata, e montagne lontane coperte di nebbia dorata dal sole, che le ricordavano le sue montagne natìe; ma mentre i suoi occhi vagavano da un punto all’altro, il suo pensiero non li seguiva, fermo in un luogo lontano.

Francesco, rinfrancatosi, la prese per la vita e nonostante la presenza di altri viaggiatori le scaldò le mani e le susurrò parole affettuose; e pareva che ella non si accorgesse di lui, eppure desiderava che il viaggio non terminasse per non rimaner sola: aveva paura di ciò che l’aspettava; aveva l’impressione che tutto, persone e cose, in quel mondo per lei nuovo, tutto le fosse ostile come i viaggiatori che s’erano ristretti borbottando quando i due sposi erano entrati nello scompartimento.

Quest’impressione svanì quando ella si trovò nella sua casetta; ma le rimase un vago senso di paura infantile, simile a quello che prova un bimbo lasciato solo in una casa deserta. La donna di servizio mandava a dire con la portinaia, che si trovava malata di bronchite al Policlinico: anzi pregava il padrone di an-