Pagina:Sino al confine.djvu/96

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a Roma, andrà alla Corte reale! — gridò Paska.

Michela si mise a piangere di rabbia: Gavina rise, ma d’un riso più triste del pianto di Michela.

Quella stessa notte fu svegliata da un grido strano, che pareva il grido d’un ferito. Uscì nel pianerottolo, e stette ad ascoltare tremando; il grido si ripetè ed ella credette che qualcuno si fosse introdotto nella camera di Luca e lo ammazzasse.

Spinse l’uscio, chiuso a chiave, picchiò, gridò; Luca raddoppiò i suoi urli, ma non aprì finché non corsero su, seminude e spaventate, Paska e la signora Zoseppa. Egli tremava tutto; col viso grigio simile a quello di un cadavere, con gli occhi spalancati pieni di un folle terrore, appena vide Gavina si ritrasse, rifugiandosi dietro le spalle di sua madre, e balbettò!

— E lei.... è lei.... Voleva uccidermi....

— Luca! sei pazzo! — gridò Gavina, mentre le due donne la guardavano con spavento.

— Lei.... lei.... sì! — egli affermò di nuovo, senza guardarla. — Aveva il coltello: l’ha buttato sotto il letto. Là, là.... più sotto.... cercatelo....

Paska si curvò a guardare: Gavina diede un grido di rabbia e d’angoscia.

— Stupida, che guardi? Non vedi che è pazzo?