Pagina:Slataper - I confini necessari all'Italia, Palatina, 1915.djvu/16

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nacciosamente l’armistizio con l’Austria sulla base della cessione del Veneto e Cialdini occupata Padova e Vicenza avanzava con 150.000 uomini a marcie forzate verso la Carniola, mentre Garibaldi e Medici tenevano le valli meridionali del Trentino, Visconti Venosta, ministro degli esteri, mandava il 29 luglio una nota al Nigra, nostro ambasciatore a Parigi, invitandolo ad agire perchè la Francia ottenesse dall’Austria l’apertura di negoziati diretti per la pace, e scriveva che «l’oggetto forse più rilevante dei negoziati attuali è la questione della rettificazione dei confini del Veneto, i quali dovrebbero essere portati all’Isonzo e ad una linea che attraversa la valle dell’Adige a sud di Bolzano ad al nord di Trento». Difatti il 30 luglio il Nigra presenta al ministro degli esteri francese una nota verbale molto importante sulla questione del Trentino.

«Consentendo all’armistizio, il governo italiano s’è riservato di trattare nei negoziati di pace la questione delle frontiere. Con questa denominazione il governo italiano farà valere i suoi reclami relativamente al Trentino. Il governo del Re spera che l’Imperatore e il suo governo appoggeranno questa domanda. La riunione del Trentino al regno è essenziale per l’Italia. Questo territorio appartiene alla penisola etnograficamente e geograficamente, storicamente e militarmente».

E, dimostrato che il Trentino tagliato fuori dall’Italia non avrebbe sbocchi commerciali e che, in mano dell’Italia, non potrebbe essere una minaccia militare per l’Austria, la nota chiudeva:

«Infine l’Austria, padrona del Trentino minaccia ad un tempo la Venezia, Brescia e Milano, e si mantiene