Pagina:Sofocle - Edipo Re.djvu/73

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Corse; le urtò; le rovesciò dai cardini;
1230Balza dentro la stanza: e là dall’alto
Veggiamo avvinta a torto laccio il collo
Pender Giocasta. Il misero fremè
Cupamente a tal vista; e la discioglie
Tosto, e al suol la depone. Allor più fiero
1235Spettacolo seguì: ch’egli, divelte
Dalla vesta di lei le aurate fibbie,
Negli occhi a forza a se le diè, gridando:
"Che più così non mireran le orrende
Cose ch’ei fece, e ch’ei sofferse; e tolto
1240Lor fia sempre il veder quei che più dolce
Veder sarebbe, e necessario a lui."
Così sclamando, e alzando le palpebre,
Le ferite iterava, e giù diffuse
Gli rigavano il volto le pupille;
1245Nè stillava l’umor: negra una pioggia
Scorrea giù mista a grandine di sangue. —
Tal di malanni una serie funesta
D’ambo insiem si prorruppe, ed ambo insieme
Ravvolse poi. Felicità ben era
1250L’antica lor felicità; ma fatta
Oggi è infamia, tormento, pianto, morte;
E quanti ha nomi di sciagure insomma,
Nullo ad essi ne manca.
coro
 Or l’infelice
Che fa?
nunzio
 Le porte spalancar comanda,
1255Ed a Tebe mostrar colui che il padre