Pagina:Solerti - Vite di Dante, Petrarca e Boccaccio, 1904.djvu/46

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34 giovanni boccaccio.

o 4 GIOVANNI BOCCACCIO. nostra vicina, di quale altra cosa 1’ è pia alcuna fama riinasa, che 1’ essere stato Virgilio mantovano, il cui nome hanno ancora in tanta reverenza, e si è appo tutti accettevole, che non solamente ne’ publici luoghi, ma ancora in molti privati si vede la sua imagine effigiata; mostrando in ciò che non ostante che ’1 padre di lui fosse lutifigolo, esso di tutti loro sia stato nobilitatore? Sulmona di Ovidio, Venosa di Orazio, Aquino di Giovenale, e altre molte ciascuna si gloria del suo, e di loro sufficienza fanno quistione. L’esemplo di queste non t’era vergogna di seguitare; le quali non è verisimile sanza cagione essere state e vaghe e tènere di cittadini cosi fatti. Esse conobbero quello che tu medesima potevi conoscere, e puoi; cioè che le costoro perpetue operazioni sarebbero ancora dopo la lor mina ritenutrici eterne del nome loro; cosi come al presente divulgate per tutto il mondo le fanno conoscere a coloro clie non le videro giammai. Tu sola, non so da qual cecità adombrata, hai voluto tenere altro camitiino, e quasi molto da te lucente, di questo splendore non hai curato: tu sola, quasi i Camini, i Publicoli, i Torquati, i Fabrizii, i Catoni, i Fabii e gli Scipioni con le lor magnifiche opere ti facessero famosa e in te fossero, non solamente, avendoti lasciato il tuo antico cittadino Claudiano cader delle mani, non hai avuto del presente poeta cura, ma l’hai da te cacciato, sbandito e privatolo, se tu avessi potuto, del tuo soprannome. Io non posso fuggire di vergognarmi in tuo servigio. Ma ecco, non la fortuna, ma il corso della natura delle cose è stato al tuo disonesto appetito favorevole in tanto, in quanto quello che tu volentieri bestialmente bramosa avresti fatto se nelle mani ti fosse venuto, cioè uccisolo, egli colla sua eterna legge l’ha operato. Morto è il tuo Dante AUighieri in quello esilio che tu ingiustamente, del suo valore invidiosa, gli desti. Oh peccato da non ricordare, che la madre alle virtù di alcuno suo figliuolo porti livori! Ora adunche se’ di sollecitudine libera, ora per la morte di lui vivi ne’ tuoi difetti sicura, e puoi alle tue lunghe e ingiuste persecuzioni porre fine. Egli non ti può far, mui’to, quello che mai, vivendo, non t’avria fatto; egli giace sotto altro cielo che sotto il tuo, né più dèi aspettar di vederlo giammai, se non quel di, nel quale tutti li tuoi cittadini veder potrai, e le lor colpe da giusto giudice esaminate e punite. Adunche se gli odii, l’ire e le inimicizie cessano per la morte di qualunque è che muoia, come si crede, comincia a tornare in te medesima -e nel tuo diritto conoscimento; comincia a vergognarti di avere fatto contra la tua antica umanità; comincia a voler apparir madre e non più inimica; concedi le debite lagrime al tuo figliuolo; concedigli la materna pietà; e colui il quale tu rifiutasti, anzi cacciasti vivo siccome sospetto, desidera almeno di riaverlo morto; rendi la tua cittadinanza, il tuo seno, la tua grazia alla sua memoria. In verità, quantunque tu a lui ingrata e proterva fossi. cuno, ninna pubblica lagrima gli fu conceduta, né alcuno uficio funebre fatto. Nella quale pertinacia assai manifestamente si dimostrò, i Fiorentini

tanto essere dal conoscimento della scienzia rimoti, che fra loro niuna di-