Pagina:Solerti - Vite di Dante, Petrarca e Boccaccio, 1904.djvu/56

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plici riconforta, e ha in publico d’onde i pai’goletti nutrichi, ed in occulto serva quello, ond’essa le menti de’ sublimi intenditori con ammirazioni tenga sospese. Perciò che pare essere un fiume, acciò che io cosi dica, piano e profondo, nel quale il picciolettu ag-nello con gli pie vada, e ’1 grande elefante amplissimamente nuoti. Ma da procedere è al verificare delle cose proposte. § 10. — Della differenza che passa tra la poesia e la teologia. Intende la divina Scrittura, la quale noi teologia appelliamo, quando con figura d’alcuna istoria, quando col senso d’alcuna visione, quando con lo intendimento di alcuno lamento, e in altre maniere assai, mostrarci l’alto misterio della incarnazione del Verbo Divino, la vita di quello, le cose occorse nella sua morte, e la resurrezione vittoriosa, e la mirabile ascensione e ogni altro suo atto, per lo quale noi, ammaestrati, possiamo a quella gloria pervenire, la quale egli e morendo e resurgendo ci aperse, lungamente stata serrata a noi per la colpa del primo uomo. Cosi li poeti nelleloro opere, le quali noi chiamiamo poesia, quando con Azioni di varii iddìi, quando con trasmutazioni di uomini in vane forme, e quando con leggiadre persuasioni ne mostrarono le cagioni delle cose, gli effetti delle virtù e de*^ vizii, e che fuggir dobbiamo e che seguire, acciò che pervenire possiamo, virtuosamente operando, a quel fine, il quale essi, che il vero Iddio debitamente non coiioscieiio, sonnua salute credevano. nutrichi, et in occulto serva quello onde essa le menti dei sublimi intenditori con ammirazione tenga sospese. Perciò che pare essere un fiume piano e profondo, nel quale il piccioletto agnello con gli pie vada, et il grande elefante ampissimamente nuoti. Ma da verificare sono le cose predette con alcune dimostrazioni. 19. Intende la divina Scrittura, la esplicazione della quale insieme con essa noi teologia appelliauìo, quando con figura d’alcuna istoria, quando col senso d’alcuna visione, quando con lo intendimento d’alcuna lamentazione, et in altre maniere assai, mostrarci molti secoli avanti essere dallo Spirito Santo a’ futuri nunziato l’alto mistei-io della incarnazione del Verbo Divino, la vita di quello, le cose occorse nella sua morte, e la resurrezione vittoriosa, e la mirabile ascensione et ogni altro suo atto, per lo quale noi am inaestrati, possiamo a quella gloria pervenire, la quale egli e morendo e risurgendo ci aperse, lungamente stata serrata per la colpa del primo uomo. Cosi li poeti nelle loro invenzioni, quando con Azioni di varii iddii, quando con trasmutazioni di uomini in varie forme e quando con leggiadre persuasioni ne mostrano, sotto la corteccia di quelle, gli effetti delle virtù e de’ vizii, e che fuggir dobbiamo e che seguire, acciò che pervenire possiamo, virtuosamente operando, a famoso fine; il quale essi, che il vero Iddio debitamente non conoscieno, somma salute credeano. Volle lo Spirito Santo mostrare

nel rubo verdissimo, nel quale Moisé vide, quasi come una fiamma