Pagina:Solerti - Vite di Dante, Petrarca e Boccaccio, 1904.djvu/57

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giovanni boccaccio. 45

Volle lo Spirito Santo mostrare nel rubo A^erdissirao, nel quale Moisé vide quasi come una fiamma ardente Iddio, la verginità di colei che più che altra creatura fu pura e che dovea essere abitazione e ricetto del signore delia natura, non doversi per la concezione né per lo parto del Verbo del Padre contaminare. Volle per la visione veduta da Nabuccodonosor, nella statua di più metalli abbattuta da una pietra convertita in monte, mostrare tutte le preterite età della dottrina di Cristo, il quale fu ed è viva pietra, dovere summergersi; e la cristiana religione, nata di questa pietra, divenire una cosa immobile e perpetua, si come li monti veggiamo. Volle nelle lamentazioni di Geremia l’eccidio futuro di Gerusalemme dichiarare. Similemente li nostri poeti, fingendo Saturno aver molti figliuoli, e quelli, fuori che quattro, divorare tutti, nessuna altra cosa vollero per tale Azione farci sentire, se non per Saturno jl tempo, nel quale ogni cosa si produce, e come ella in esso è proiiotta, cosi esso di tutte è corrompitore, e tutto si riduce a niente. I quattro suoi figliuoli non divorati da lui, è l’uno Giove, cioè l’elemento del fuoco; il secondo è Giunone, sposa e sorella di Giove, cioè l’aere, mediante la quale il fuoco quaggiù opera li suoi effetti; il tei’zo è Nettuno, iddio del mare, cioè l’elemento dell’acqua; il quarto e ultimo è Plutone, iddio dell’inferno, cioè la terra, più bassa che alcuno altro elemento. Similemente fingono li nostri poeti Ercole di uomo essere in iddio trasformato, e Licaone in lupo: moralmente volendo mostrarci, che virtuosamente operando come fece Ercole, l’uomo diventa iddio per partici pazione in cielo; ■ardente, Iddio, la verginità di colei che più che altra creatura ’fu pura, e che dovea essere abitazione e ricetto del Signore della natura, non doversi per la concfzione. né per lo parto del Verbo del Padre in alcuna parte diminuire. Volle per la visione veduta da Nabucdonosor, nella statua di più metalli abltattuta da una pietra convertita poi in un monte, mostrare tutte le religioni, leggi e dottrine delle preterite età dalla dottrina di Cristo, il qual fu et è viva pietra, dovere essere sommerse; e la cristiana religione, nata di questa pietra, divenire una cosa grande, immobile e perpetua, si come li monti veggiamo. Volle nelle lamentazioni di Jeremia l’eccidio futuro di Jerusalem dichiai-are, e quello per la sua ingratitudine e crudeltà in Cristo avvenire. Similemente li nostri poeti, fìngendo Saturno aver molti fighuoli, e quegli, fuori che quattro, divorare tutti, ninna alti-a cosa voUono per tal Azione farci sentire, se non per Saturno il tempo, nel quale ogni cosa si produce; e come ella in esso è prodotta, cosi in esso, di tutto corrompitore, viene al niente. I quattro figliuoli dal tempo non divorati sono i quattro elementi, li quali ninna diminuzione avere per lunghezza di tempo veggiamo. Similmente fingono li nostri poeti Ercole d’uomo essere in Dio trasformato, e Licaone re d’Arcadia trasmutato in lupo; nulla altro volendo mostrarci, se non che, virtuosamente operando come fece Ercole, l’uomo diventa iddio per partecipazione in cielo; e viziosamente operando come Licaone fece, cade in infamia, e quantunque nel primo aspetto paia uomo, quella bestia è

^linominato, i vizii della quale sono a’ suoi simigjianti: Licaone, perciò che