Pagina:Solerti - Vite di Dante, Petrarca e Boccaccio, 1904.djvu/61

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giovanni boccaccio. 49

la poesi essere teologia, ma ancora la teologia essere poesia. certo se le mie parole meritano poca fede iii si gran cosa, io non me ne turberò; ma credasi ad Aristotele, degnissimo testimonio a ogni gran cosa, il quale afferma sé aver trovato li poeti essere stati li primi teologizzanti. E questo basti quanto a questa parte; e torniamo a mostrare perché a’ poeti solamente, tra gli scienziati, l’onore della corona dell’alloro conceduto fosse. §11. — JJclV alloro conceduto ai poeti. Tra l’altre nazioni, le quali sopra il circuito della terra sono molte, li Greci si crede clie sieno quelli alli quali primieramente la filosofìa sé e li suoi segreti aprisse; de’ tesori della quale essi trassero la dottrina militare, la vita politica e altre care cose assai, per le quali essi oltra a ogni altra nazion divennero famosi e reverendi. Ma intra l’altre tratte del costei tesoro da loro, fu la santissima sentenza di Solone nel principio posta di questa operetta; e acciò che la loro republica, la quale più che altra allora fioriva, diritta andasse e stesse sopra due piedi, e le pene a’ nocenti e i meriti ai valorosi magnificamente ordinarono e osservarono. Ma intra gli altri meriti stabiliti da loro a chi bene aoperasse, fu questo il pricipuo: d’incoronare in publico, e con publico consentimento, di fronde d’alloro i poeti dopo la vittoria delle lor fatiche, e gì’ imperadori li quali vittoriosamente avessero la lor republica augumentata; giudicando che ugual gloria si convenisse a colui per la cui virtù le cose umane erano e servate e augumentate, che a colui da cui le divine erano trattate. E come che di questo onore i Greci fossero inventori, esso poi trapassò a’ Latini, quando la gloi’ia e questi cotali adunque non furono dannosi i poeti, né disutile il modo del loro trattare, il qual per certo, a chi non lo intende, non può dare altro piacere, che faccia il suono della cetera all’asino. E questo al presente basti: e vegniamo a mostrare perché i poeti si coronino d’alloro. 21. Tra l’altre genti, alle quali più apri la filosofia i suoi tesori, i Greci si crede che fosser quegli, li quali d’essi trassero la dottrina militare e la vita politica, oltre alla notizia delle cose superiori, e, tra l’altre cose, la santissima sentenzia di Solone nel principio delia presente operetta discritta, la quale ottimamente e lungo tempo ser-varono fiorendo la loro repubblica: alla quale conservare, considerati con gran diligeuzia i meriti degli uomini, con pubblico consentimento ordinarono, che per più degno guidardone che alcuno altro, si come a più utile e più onorevole fatica alla repubblica, li poeti dopo la vittoria delle lor fatiche, cioè dopo la perfezione de* loro poemi, et oltre a ciò gli imperadori dopo la vittoria avuta de’ nimici della repubblica, fussono coronati d’alloi-o; estimando dovere d’un medesimo onore esser degno colui per la cui virtù le cose pubbliche erano e servate et aumentate, e colui per li cui versi le ben fatte cose erano perpetuate, e vituperate le avverse. La quale remunerazione poi parimente con la gloria dell’arme trapassò a’ Latini, e ancora, e massimamente nelle coronazioni de’ poeti.

Solerti. — Vile. 4