Pagina:Solerti - Vite di Dante, Petrarca e Boccaccio, 1904.djvu/62

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50 giovanni boccaccio.

l’arme parimente di tutto il mondo diedero luogo al romano nome; e ancora, almeno nelle coronazioni dei poeti (come che rarissimamente avvenga) vi dura. Ma perché a tale coronazione più il lauro che altra fronda eletto sia, non dovrà essere a veder rincrescierole. Sono alcuni li quali credono, perciò che sanno Danne amata da Feho e in lauro convertita, essendo Febo il primo autore e fautore de’ poeti stato, e siinilernente triunfatore, per amor-e a quelle frondi portat(j, di quelle le sue cetere e i triunfl avere coronati; e quinci essere stato preso esemplo dagli uomini, e per conseguente essere quello, che da Febo fu prima fatto, cagione di tale coronazione e di tali frondi insino a. questi giorni a’ poeti e agl’imperadori. E certo tale opinione non mi dispiace, né nego cosi poter esser stato; ma tuttavia me muove altra ragione, la quale è questa. Secondo che vogliono coloro, li quali le virtù delle piante ovvero la loro natura investigarono, il lauro tra le altre sue proprietà n’ha tre laudevoli e notevoli molto: la prima si è, couie noi veggiamo, che mai egli non perde né verdezza, né fronda; la seconda si è, che non si truova mai questo ai’bore essere stato fulminato, il che di niuno altro leggiamo essere addivenuto; la terza, ch’egli è odorifero molto, siccome noi sentiamo: le quali tre proprietadi estimaron gli antichi inventori di questo onore, convenirsi colle virtuose opere de’ poeti e de’ vittoriosi impei’adori. E primieramente la pei-petua viridità di queste fronde dissono dimostrare la fama delle costoro opere, cioè di coloro che d’esse si coronavano o coronerebbono nel futuro, sempre dovere come che rarissimamente avvengano, vi dimoi’a. Ma perché a tal coronazione più l’alloro, che fronda d’altro albero, eletto sia, non dovrà parere a udire rincrescevole. Sono alcuni, li (|uali credono, perciò che Dafne amata da Febo et in lauro convertita fu da lui eletta a coronare le sue vittorie, et i poeti sono a lui consacrati, quindi tale coronazione avere avuta: la quale opinione non mi spiace, né niego cosi poter essere stato; ma tuttavia nn muove altra ragione. Secondo che vogliono coloro, li quali le virtù e le nature delle piante hanno investigate, il lauro, si come noi medesimi veggiamo, giammai verdezza non perde: per la quale perpetua viridità vollero i Greci intendere la perpetuità della fama di coloro che di coronarsi d’esso si fanno degni. Appresso affermano li predetti investigatori, non trovarsi il lauro mai essere stato fulminato, il che d’alcuno altro albero non si crede: e per questo vollono gli antichi mostrare, l’opere di coloro che di quello si coronano, essere di tanta potenzia dotate da Dio, che né’l fuoco della invidia, né la folgore della lunghezza del tempo, la quale ogni altra cosa consuma, quelle debba potere offuscare, rodere o diminuire. Dicono oltre a ciò i predetti quello che noi tutto il giorno sentiamo, cioè il lauro essere odorifero molto: e per quello vogliono i passati intendere, l’opere di colui che degnamente se ne corona, sempre dovere esser piacevoli e graziose et odorifere di laudevole fama. Similemente una quarta proprietà, e meravigliosa

gli aggiungono; e questa è, che dicono essere una specie di lauro, la cui