Pagina:Solerti - Vite di Dante, Petrarca e Boccaccio, 1904.djvu/63

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giovanni boccaccio. 51

stare in vita: appresso estimarono le opere di questi cotali essere di tanta potenza, che né ’l fuoco della invidia, ne la folgore della lunghezza del tempo, la quale ogni cosa consuma. dovesse mai queste potere fulminare, se non come quello arbore fulminava la celeste folgore: oltre a questo diceano queste opere de’ già detti per lunghezza di tempo mai non dovere divenire meno piacevoli e graziose a clii l’udisse o leggesse, ma sempre dover essere accettevoli e odorose; laonde meritamente si confaceva la corona di cotai fronde, più che altra, a cotali uomini, i cui effetti (in tanto quanto veilere possiamo) erano a lei confornji. Per lo che non sanza cagione il nostro Dante era ardentissimo djsideratore di tale onore, ovvero di cotale testimonia di tanta virtù, quale questa è a coloro, li quali degni si fanno di doversene ornare le tempie. Ma tempo è di tornare là onde, entrando in questo, ci dipartimmo. § 12. — Qualità e difetti di Dante. Fu il nostro Poeta, oltra alle cose predette, di animo alto e disdegnoso molto; tanto che cercandosi per alcuno suo amico il quale a istanza de’ suoi prieghi il faceva, ch’egli potesse ritornare in Firenze, il che egli oltre ad altra cosa sommamente desiderava, né trovandosi a ciò alcun modo con coloro, li quali il governo della repubblica allora aveano nelle mani, se non uno, il quale era questo: che egli per certo spazio stesse in prigione, e dopo quello in alcuna solennità publica fosse misericordievolemente alla nostra principale chiesa offerto, e per conseguente libero e fuori d’ogni condennagioue per adrieto fatta di lui; la qual cosa parendogli convenirsi e usarsi in qualunche è depressi e infami uomini e non in altri, perché, oltra al suo maggiore desiderio, preelesse di stare in esilio, anzi che per cotal via tornare in casa sua, isdegno laude vole di magnanimo, quanto virilmente pianta non fa mai che tre radici, delle frondi del quale qualunque persona n’avesse alla testa legate e dormisse, vedrebbe veracissimi sogni delle cose future mostrante. Per la quale proprietà intesero i nostri maggiori una dimostrarsene, la quale essere ne’ poeti si vede; perciò i poeti discrivendo l’operazioni d’alcuno, delle quali solamente gli effetti nudi avrà uditi, cosi le parriculari incidenzie mai non vedute né udite discriverà, come se all’operazione fosse stato presente: e perciò che vendichi in ciò assai volte sono stati trovati, parendo quella essere stata specie di divinazione, furono chiamati Vati, cioè profeti, et estimarono gli uomini loro di lauro coronare, a mostrare la proprietà della divinazione, nella quale pajono al lauro simiglianti. E perciò non senza cagione era il nostro Dante, si come merito poeta, di questa laurea disioso: della quale perciò che assai avem parlato, estimo sia onesto di tornare al proposito. 22. Fu adunque il nostro Poeta, oltre alle cose di sopra dette, d’animo altiero e disdegnoso molto, tanto che cercandosi per alcuno amico come

egli potesse in Firenze tornare, né altro modo trovandosi, se non che egli