Pagina:Solerti - Vite di Dante, Petrarca e Boccaccio, 1904.djvu/77

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giovanni boccaccio. 65

quello con alcuna dimostrazioue o in seguo o in sogno o in altra mauiera fai’ci avveduti, acciò che dalla prediraostrazione argomento prendiamo, ogni conoscenzia consistere nel Signore della natura producente ogni cosa: la quale predimostrazione, se ben si riguarda, ne fece nella venuta del Poeta, del quale tanto di sopra è parlato, nel mondo. E a quale persona la poteva Egli fare che con tanta affezione e veduta e servata l’avesse, quanto colei che della cosa mostrata dovesse essere madre, anzi già era ? Certo a ninno mestruilo: dunche a lei. E quello ch’Egli a lei mostrasse ci è già manifesto per la scrittura di sopra, ma (|uello ch’Egli intendesse con più acuto occhio

  • è da vedere. Parve adunche alla douna partorire uno figliuolo, e certo cosi

fece ella infra picciolo termine dalla veduta visione. Ma che vuole significare l’alto alloro sotto il quale il partorisce è da vedere. Opinione è degli astrologi e di molti naturali filosofi, per le virtù e per l’influenza dei corpi superioi’i gl’inferiori e producersi e nutricarsi, e, se potentissima ragione da divina grazia illuminata non resiste, guidarsi. Per la qualcosa, veduto quale corpj superiore sia più possente nel grado che sopra l’orizzonte sale in quella ora che alcuno nasce, secondo quello cotal d’avere di quelle avanti che ad esse giunto fosse le parea ch’egli cadesse: et aspettando ella di vederlo levare, non lui, ma in luogo di lui le parve vedere uu bellissimo paone essersi levato: dalla qual meraviglia la gentil donna commossa, senza più avanti vedere, ruppe il dolce sonno. Né tenne quello, che veduto avea, nascoso, come che, recitatolo a molti, niuno ne fosse, che quello per quel comprendesse che seguire ne dovea. Il che, poi che avvenuto è, più leggiermente conoscere si puote, si come in appresso mi credo "mostrare. Opinione è degli astrologi e di molti filosofi naturali, per la virtù et influenzia de’ corpi superiori, gl’inferiori, quali che essi si sieno, e producersi e nutricarsi, e ciascheduno, secondo la qualità della virtù infusa, essere più utile ad alcuna o alcune cose, che al rimanente dell’altre; il che assai appare negli uomini, se le loro attitirlin; guarderemo. Perciò che noi tra molti ne vedremo alcuno che senza dottrina, senza maestro, senza alcuna dimostrazione, sospinto solamente da uno istinto naturale, divenire ottimo cantatore; e se quanti fabbri furouo mai gli fussono d’intorno, non gli potrebbono insegnare tenere un martello in mano, non che fijrmare una spada; e se pure constretto e per molta consuetudine dell’arte fabbrile alcuna cosa imparasse o facesse, come in suo arbitrio sarà, al naturale suo intento, cioè al canto, si tornerà, se da sé già per forza della sua libei’tà non lasciasse il canto, et al martello s’attenesse. Cosi alcuno altro nascerà a disegnare et a intagliare si disposto, che ogni piccol dimostrazione il farà in ciò in brevissimo tempo sounno maestro, dove in qualunque altra leggiera arte fia durissima cosa ad introdurlo. Che andrò io della varietà delle singolari disposizioni degli uomini dicendo, se non quello che il nostro Poeta medesimo ne dice: « Un ci nasce Salone, et altro Xerse; Altri Melchisedech, et altri quello Che, volando per l’aere, il figlio perse » ?

Solerti. — Vite. ^