Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/209

Da Wikisource.

Prefazione cxcvii


“Le satire crescono in numero e in mordacità, e arditamente si attaccano i primi personaggi, i Cardinali fautori, il Papa medesimo, che vi è cascato senza saperlo.„ Così, il 10 agosto., il Cancellieri al Tiraboschi, mandandogli per saggio, tra gli altri, questi due distici:

Sacra Vaticani Corillam oracula castam
     Dicunt; non ergo est crimen adulterium.
Fronde caput sacra vilis meretricula cingit;
     Quis tua nunc vates praemia, Phoebe, velit?

“L’altra sera, avanti la finestra del conte Cardelli Conservatore, quattrocento e più persone gli portarono una meretrice, e gliela incoronarono. Uno dei di lei partigiani„ (di Corilla, s’intende) “è stato ancora questo degnissimo Cardinal Vicario, onde alla porta della sua anticamera si trovò scritto: Et homo factus est! Gira un vago pensiero in una composizione, nella quale il principe Gonzaga, in rendimento di grazie al Campidoglio ed in compenso della perduta Ghinea, gli offre tutte le sue ragioni dei perduti Stati, ed il Campidoglio gli promette l’annuo censo nella presentazione di un’asina.„ (Incar. d’affari del Grand. di Tosc., 31 agosto.) Per capire questo vago pensiero, bisógna rammentare che appunto allora era cominciata la controversia per la Ghinea, avendo il Tanucci protestato che il Re di Napoli non presenterebbe più pubblicamente e come tributo la solita offerta, ma bensì in forma privata e come semplice atto di devozione. La qual protesta in realtà non ebbe effetto prima del 1788, ma intanto servi a bistrattar Corilla anche in un profetico sonetto, comunicato subito dall’Incaricato fiorentino al suo Ministro:

     Apre gli occhi l’Europa, e già riprendo
I dritti suoi la Maestà Regale;
E se si corro innanzi a passo eguale,
Roma, mi fan tremar le tue vicende.