Pagina:Sonetti romaneschi I.djvu/210

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cxcviii Prefazione


     Epoca è questa, per chi ben l’intende,
Che in pochi dì l’Autorità Papale
Cangia in fuso la spada, e il pastorale
Aspersorio di parroco sì rende.
     E pur, chi ’l crederia? mentre affannata
Esser Roma dovrìa fra le tempeste
Donde sì da vicino è minacciata,
     Immersa in cure puerili e insane,
Fra ridicole pompe e inette feste.
Consuma il tempo in coronar p...... .

Secondo un’altra lettera del La Barthe all’Albergati, la Corte papale fu punta tanto sul vivo da questo sonetto, che fece "le più esatte perquisizioni dell’autore,,, e corse voce che fosse perfino "uscito il premio di mille scudi„ per chi lo scopriva. Ma pare che perquisizioni e premio non approdassero a nulla. In compenso però, il giorno dell’incoronazione fu trovato affisse in Campidoglio un cartello che diceva:

luxuria et iniustitia amplexatae sunt
s. p. q. r.
in perpetuam presbyterorum infamiam.

Precursore della libertà della stampa, nel bene e nel male, nel grave e nel leggiero, Pasquino dette saggi anche di quelle freddure sopra i cognomi, che sono oggi tanto in voga, specialmente nelle elezioni generali de’ deputati e nelle nuove composizioni dei Ministeri.

Quando Pio VI, nel 1782, si ostinò a voler fare la visita a Giuseppe II, sperando vanamente di riuscire a distoglierlo dalle riforme liberali, Pasquino scrisse il

Notamento de’ Prelati nominati dalla Santità di Nostro Signore per accompagnarlo nel viaggio di Vienna, colla spiegazione delle incumbenze assegnate alli medesimi:

Avvocati tutelari del viaggio: Monsignor Sampieri, Santandrea, Raffaeli e Gabrieli. Per intimar la levata: Mons. Gallo